Nomi, cose, città
#24 - Basket, cultura, lifestyle: qui trovi fuochi di fine anno dall'Italia e dal mondo e lo Shootaround
Ciao, comunque l'NBA Christmas Day è sempre una gran trovata.
Io sono Francesco Mecucci e questo è il ventiquattresimo numero di Galis, la newsletter del mio blog Never Ending Season, dove ti parlo di basket come cultura e stile di vita.
Nella scorsa uscita (se te la sei persa, la ritrovi qui) ho scritto dei ponti tra pallacanestro e calcio, dei paesi arabi e delle iniziative solidali dell'associazione Vale per tutti.
Poi ci siamo sentiti, in via eccezionale, a metà mese con il rapido numero speciale natalizio (eccolo) in cui ti ho regalato in anteprima il mio racconto La palestra.
Oggi, ultimo dell'anno, vado a ruota libera con una serie di “fuochi d’artificio” sulle continue connessioni tra palla a spicchi e società contemporanea.
A Milano si vola
Dopo il primo NBA Store d'Europa aperto nel 2018 a San Babila e il nuovo Airness inaugurato lo scorso settembre a Piazzale Loreto – il più grande negozio di basket del continente con i suoi 900 metri quadrati – Milano si conferma capitale del binomio basketball & lifestyle con l'arrivo di una novità pressoché mondiale: il 16 dicembre in Via Torino (zona Duomo) ha aperto Jordan World of Flight, il flagship store di Jordan Brand. Un monomarca di 363 metri quadrati che si presenta quasi come un museo del jumpman, pieno di foto e memorabilia del numero 23.
L'evento inaugurale è stato un happening in grado di esaltare l’unione tra la cultura del basket e quella metropolitana, grazie alla partecipazione di personalità e artisti che, attraverso le loro parole e performance dal vivo, hanno dato vita a un dialogo tra le diverse espressioni delle comunità Jordan locali e internazionali, nel segno di sport, musica, arte e danza.
Tra gli ospiti Marco Belinelli, Alessandro Cattelan, Teyana Taylor, Lazza, Epoque, Polly & Pamy, Gianluca Gazzoli, Nausicaa Dell'Orto, Jordan Brand Women's Collective, Antilai Sandrini, Bounce Factory Dance Studio. Inoltre, presenti i vertici di Jordan Brand: il presidente Craig Williams e Sandra Idehen, vice presidente e direttrice generale di Jordan Brand EMEA (Europe and Middle East & Africa). In definitiva, un trionfo multiculturale di urban lifestyle per far “decollare” Jordan World of Flight, il punto vendita in cui i fan del marchio Nike possono avere accesso agli ultimi prodotti e prendere parte ad attività ed esperienze speciali come eventi a tema, servizi di ritiro digitale, spazi per la personalizzazione dei prodotti.
La foto di copertina che vedrai nella versione web di questa newsletter è tratta dalla pagina Facebook dell’agenzia di comunicazione HUB.
Storie di derby
Ha fatto il giro dei social l'immagine delle quasi 8000 persone che hanno riempito il Modigliani Forum di Livorno per il derby cittadino di serie B tra Pielle e Libertas, vinto dalla prima 61-59. Una foto – scattata da Francesco Gazzetti e diffusa da La Giornata Tipo – che fa sicuramente piacere, perché quella toscana è una notevole e calorosa piazza di basket , ma assente dai massimi livelli da circa quindici anni.
Innanzitutto il luogo: il “Modì”, intitolato al celebre artista livornese, è un superbo palasport inaugurato nel 2004, ben sedici anni dopo l'apertura del cantiere (siamo pur sempre in Italia...) e dotato di una copertura a cupola in legno lamellare che, tra quelle simili, è la più ampia d'Europa.
Il derby di Livorno, ricreatosi nella passata stagione, rievoca gli accesissimi match degli anni Ottanta, quando la città riuscì a portare ben due squadre in serie A, appunto la bianco-azzurra Pallacanestro Livorno (oggi Pielle, dopo la rifondazione del 2000) e la Libertas, bianco-amaranto (per un periodo giallo-blu), rifondata nel 2019 dopo una lunga inattività.
In particolare, nel 1989 la Libertas raggiunse la finale scudetto contro l'Olimpia Milano, arrivando alla decisiva gara 5 al vecchio palazzetto di Via Allende. Una sorta di ennesimo “Davide contro Golia” che si trasformò in una delle partite più combattute e contestate di sempre. Quella del canestro annullato ad Andrea Forti, che avrebbe dato a Livorno un clamoroso tricolore, in quanto realizzato a tempo scaduto, con tutti i dubbi di un'epoca in cui l'instant replay era ancora lontanissimo. Vicende ben narrate nel recente libro Sulla sirena del giornalista Dario Ronzulli.
In seguito anche i team livornesi sono finiti nel tourbillon di fallimenti, ricostruzioni, fusioni, rinascite che hanno caratterizzato lo sport italiano negli ultimi venti o trent'anni, di cui avevo trattato nel numero 18 di Galis (rileggilo qui).
Se sulla costa toscana è ritornato un derby storico, in Lombardia ne è nato uno tutto nuovo ma già piuttosto sentito: quello di Cremona tra Vanoli e JuVi (che sta per Juventude et Viribus), andato in scena in serie A2 nel condiviso PalaRadi e vinto dalla Vanoli 76-72.
La JuVi, dai colori oro-amaranto, è la longeva squadra della città, fondata nel 1952 grazie all'impulso di Mario Radi – a cui sarà intitolato il palazzetto – ma mai andata oltre la B, almeno fino alla promozione conquistata nella scorsa primavera. Tra l'altro nel 2009 cedette il titolo sportivo dell'allora A Dilettanti (la B1, per capirci) a Brescia, che da lì iniziò la scalata verso la massima serie.
La bianco-blu Guerino Vanoli, invece, è un club giovane, nato nel 1999 in un paese della provincia, Soresina, con il coinvolgimento del Gruppo Triboldi (fino al 2011 si chiamava infatti Triboldi Basket) e poi rinforzato da dirigenti fuoriusciti dalla JuVi, nel frattempo scesa nelle categorie inferiori. La Vanoli rappresenterà il top del basket cremonese, raggiungendo la serie A dove, con coach Meo Sacchetti, vincerà persino la Coppa Italia nel 2019. Nel mentre la JuVi, grazie all'impegno della famiglia Ferraroni, negli ultimi anni è riuscita a risalire e, dopo la retrocessione della Vanoli l’anno scorso, entrambe si sono ritrovate in A2: ed ecco così il “derby del Torrazzo”.
Arene in movimento
Si registrano un po’ di movimenti in Italia sul fronte palasport, tema approfondito qui in uno dei primi numeri di Galis.
A fare sul serio sembra più di tutti la Virtus Bologna, che rimpiazzerà la temporanea Segafredo Arena con un impianto definitivo da 12.000 posti, sempre in Fiera, vicino alle torri di Kenzo Tange. L’idea, nata da qualche anno e ritardata dalla pandemia, dovrebbe presto prendere corpo. Lo ha svelato in un’intervista a La Repubblica l'architetto Mario Cucinella, che ha progettato un'arena in stile NBA con skybox, uffici del club, strutture per allenamenti. L'obiettivo è ultimarla in tempo per la stagione 2024-25. Quando non c'è il basket, sarà integrata come area di espansione del centro fieristico.
A Roma, l'assessore allo sport Alessandro Onorato ha annunciato che il PalaTiziano - il palazzetto dello sport edificato su progetto di Pier Luigi Nervi per i Giochi Olimpici del 1960 - sarà riaperto a settembre 2023. Nulla di fatto, quindi, per l’ipotesi di riapertura parziale in questo gennaio. Secondo l'esponente della giunta capitolina, l'appalto per la riqualificazione avviato dalla precedente amministrazione Raggi (3,1 milioni di euro) non era completo e così l’attuale amministrazione Gualtieri ne ha dovuto aggiungere un secondo da 2,1 milioni di euro. L’impianto avrà una capienza di 3000 spettatori: certamente poco per Roma, ma almeno i club di basket e pallavolo potranno tornare in città, nell’attesa che risultati e interesse ritornino a livelli tali da permettere e giustificare l’utilizzo del costoso Palazzo dello Sport dell’Eur.
Novità importanti a Venezia, dove la nuova arena sorgerà all'interno di un grande progetto, il Bosco dello Sport, che includerà anche il nuovo stadio calcistico. Il tutto nella zona di Tessera, vicino all'aeroporto. Il palazzo potrà ospitare 10.000 spettatori per gli eventi sportivi e 12.000 per gli spettacoli. I lavori dovrebbero partire - nel “paese dei rendering” il condizionale è sempre d’obbligo - dopo l'estate 2023 e concludersi nel 2026 in tempo per i Giochi di Milano-Cortina. Costerà quasi 110 milioni di euro (sui 283 del piano complessivo), di cui circa 46 dal PNRR e il resto investiti dal Comune di Venezia. Sembra una bella cosa: qui un po’ di slide.
Si prospetta una nuova vita per il PalaCarnera di Udine, oggetto di una riqualificazione che lo trasformerà in un’arena polifunzionale da oltre 7000 posti, raddoppiandone la capienza rispetto all’attuale impianto risalente agli anni Settanta. Il progetto, nato da un partenariato tra pubblico e privato, prevede una nuova struttura che andrà a incapsulare quella esistente, la quale continuerà a essere utilizzata tranne per un breve periodo di chiusura totale, circa tre mesi, programmato per il 2025 (se i lavori riusciranno a iniziare entro l’autunno 2023).
Infine, il PalaMaggiò di Caserta, chiuso da tempo, si avvia verso la rinascita e sarà probabilmente riaperto entro la fine del 2023. L'impianto, che sorge nel limitrofo comune di Castel Morrone, è stato acquistato all'asta fallimentare da un gruppo di imprenditori tra cui Giuseppe Caruso, titolare della catena Mondo Camerette che darà il nome al palasport. L'obiettivo è riportare a 8000 posti la capienza dell’edificio, che sarà multifunzionale e circondato da un complesso sportivo e ricreativo. Qui giocherà sicuramente l’One Team Basket Caserta, formazione di serie C Gold di cui Caruso è presidente, ma andrà trovata una soluzione per riportarci anche la gloriosa Juvecaserta, campione d’Italia nel 1991, attualmente in B e ospitata nel piccolo palazzetto di Viale Medaglie d’Oro.
Il grande Camerun
Bello anno a lei! [...]
Io sono Nanga Eboko, studente con borsa del grande Camerun! Ah ah ah ah ah!
Così dice Eddie Murphy, doppiato da Tonino Accolla, nei panni di Billy Ray Valentine in una delle scene più esilaranti di Una poltrona per due, il film cult che Italia 1 manda in onda la vigilia di Natale ininterrottamente dal 1997.
Secondo i dati diffusi dall'agenzia Reuters, è proprio il Camerun la nazione in cui si è registrato quest'anno il maggior incremento di iscritti a NBA League Pass, la piattaforma streaming ufficiale dove si possono vedere tutte le partite in diretta e on demand. Il paese africano, poco più di 27 milioni di abitanti, ha evidenziato una crescita del +272%, seguito dalla Turchia con +203%. Anche in Italia gli abbonati sono nettamente aumentati (+78%), all'interno di un quadro generale che vede il pubblico della NBA espandersi a livello globale: nell'audience televisiva il balzo in avanti maggiore è quello del Portogallo (+112%), seguito da Italia (+81%), Messico (+36%), Filippine (+31%), Spagna (+12%) e Canada (+11%).
Almeno due le ragioni: la costante politica di espansione della NBA nei nuovi mercati continentali, su tutti quello africano, e la presenza di giocatori internazionali che catalizzano l'attenzione nei rispettivi paesi d'origine.
Il Camerun sta beneficiando dell'effetto Joel Embiid e Pascal Siakam, entrambi scoperti nei camp di Luc Mbah a Moute, ritiratosi un paio d'anni fa e prima del loro arrivo il migliore, se non unico, camerunense di sempre in NBA – non camerunese, ti prego! – tralasciando le comparsate di Ruben Boumtje-Boumtje a Portland e del naturalizzato D.J. Strawberry a Phoenix.
Considerata anche la presenza del giovane Christian Koloko, ai Toronto Raptors con Siakam, il Camerun non ha mai avuto tutta questa gente nella lega. Eppure potrebbe presto subire un grosso smacco: Embiid ha acquisito la cittadinanza francese e statunitense e, non avendo mai vestito la maglia del Camerun, potrebbe scegliere di debuttare con la Francia o con Team USA. Al contempo, anche il Canada – che sta mettendo su la nazionale più forte della sua storia – non è escluso che mostri interesse verso Siakam e gli sventoli un bel passaporto sotto il naso.
E pensare, invece, che il Camerun con Embiid, Siakam, Koloko e una serie di giocatori sparsi tra Europa – in Italia c'è Paul Eboua, cresciuto qui da noi ma camerunense al 100% – e college americani, sarebbe in grado, sulla carta, di allestire una discreta squadra. Certo, dovrebbe farlo a breve termine, perché sia Embiid che Siakam vanno per i 29 anni. E in ogni caso la questione è più complessa. Infatti bisogna tenere conto, al giorno d'oggi, di vari fattori che incidono non poco: la pressione degli sponsor che reclamano visibilità globale per le loro star, il potere delle federazioni interessate, le perenni difficoltà economiche delle federazioni africane, il costo elevato delle assicurazioni, il tasso tecnico non eccelso di nazionali come appunto il Camerun (finalista nel 2007 e quarto nel 2009 ai campionati continentali, poi solo magri risultati). Tutti aspetti che potrebbero spingere Embiid e Siakam a rappresentare una nazione diversa da quella in cui sono nati e cresciuti.
Personalmente preferirei che entrambi giocassero per il Camerun, perché è più bello, non si discute. Tra l’altro Embiid con la Francia, a parte la lingua madre, non c'entra proprio niente, al massimo lo vedrei un po’ meglio con gli USA. Certo, il loro legame con l'Africa non verrebbe mai meno anche in caso di naturalizzazione americana o europea, come hanno dimostrato atleti quali Hakeem Olajuwon e Serge Ibaka, però sarebbe tutto meno romantico e più artefatto, un po' come succede nel rugby con le fin troppo facili equiparazioni. Comunque lo sapremo presto: mondiali e Giochi Olimpici sono vicini e un grande giocatore nel pieno della carriera cercherà di non mancare ad appuntamenti come questi. Staremo a vedere.
Messico e poche nuvole
Città del Messico potrebbe insidiare le favorite Seattle e Las Vegas in caso di prossima espansione della NBA, che dopo lo sconfinamento in Canada nel 1995 con i Toronto Raptors (operazione riuscita) e i Vancouver Grizzlies (fallita) avrebbe ora intenzione di rivolgere lo sguardo a mezzogiorno.
Il 17 dicembre, in occasione della partita di regular season che la lega disputa nella capitale messicana più o meno ogni anno dal 2014 (quest'anno si sono affrontati Miami Heat e San Antonio Spurs, rappresentanti di forti comunità latine), il commissioner Adam Silver ha detto che “Città del Messico sta facendo tutto il necessario per dimostrarci che, in sostanza, siamo nella posizione di impiantare una squadra NBA qui. Quando guardi al successo che abbiamo avuto in Canada al nord, iniziato nei primi anni Novanta, ha senso a mio avviso espanderci a sud”.
Oltre ai Global Games, cioè le partite NBA ufficiali e di esibizione oltreconfine, c’è già la G League che dal 2021 annovera i Capitanes de Ciudad de Mexico, o Mexico City Captains, se preferisci l'inglese, dove oggi giocano Jahlil Okafor, Shabazz Napier, Bruno Caboclo, Alfonzo McKinnie, Gary Clark, la stellina locale Moises Andriassi e altri elementi provenienti da paesi latinoamericani. Insomma, i Capitanes costituiscono una sorta di ariete per lo sfondamento oltre il Rio Grande, che tra l'altro avrebbe anche un valore sociale, politico e culturale non di poco conto.
Dal punto di vista economico, poi, c'è un mercato di oltre 20 milioni di abitanti nella sola Città del Messico (anche se il tenore di vita dei messicani non è certo quello dei ricchi confinanti), un'arena da 22.000 posti già disponibile e un agevole collegamento aereo con molte città statunitensi.
I problemi maggiori sono l’altitudine (2256 metri sul livello del mare, altro che i 1659 di Denver, nota come Mile High City…) e la sicurezza di una delle metropoli più violente del mondo, anche se già adesso la squadra di G League vive interamente nel lussuoso quartiere di Polanco e dal punto di vista organizzativo la NBA saprà muoversi in modo adeguato. Come riferisce anche Marc J. Spears su Andscape - qui l’articolo tradotto da Around The Game - Mexico City è pronta. Quindi, se arriveranno nuove franchigie in futuro, non è più così certo che saranno Las Vegas e Seattle.
Il sogno di Linnell
La signora nella foto qui sotto si chiama Linnell Jones-McKenney, ha 64 anni e un giornale della sua città, il My City Mag di Flint, Michigan, l'ha nominata personaggio dell'anno 2022 per l'impegno sociale che da molto tempo dedica alla comunità locale, anche e soprattutto attraverso il basket. È solo l’ultimo dei tanti riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni.
Flint, che negli scorsi decenni ha terribilmente sofferto la crisi dell'industria automobilistica dell'area di Detroit, è uno dei posti più poveri e pericolosi degli Stati Uniti. Come se non bastasse, alcuni anni fa è diventata tristemente famosa per la contaminazione da piombo dell'acqua potabile, che ha avuto effetti devastanti sulla popolazione.
Al pari di quanto succede in molte altre città difficili, lo sport è una via d'uscita per i talenti migliori: a Flint sono nati i giocatori NBA Kyle Kuzma, Monté Morris, JaVale McGee, Miles Bridges. E “Flintstones” erano soprannominati, con un sottile gioco di parole, Charlie Bell, Mateen Cleaves e Morris Peterson, tutti nati qui e decisivi nella conquista del titolo NCAA di Michigan State nel 2000.
Ma i tanti che non riescono a sfondare, dove vanno a finire? Spesso in cattive situazioni, purtroppo. Linnell Jones-McKenney da oltre trent'anni ha scelto di dedicare la sua vita ai giovani di Flint, aprendo scuole, promuovendo la costruzione di strutture, organizzando camp e attività educative e sportive, lavorando come speaker motivazionale e diventando una fonte di ispirazione per aiutare la gente del luogo a realizzare i propri sogni.
Perché ti sto parlando di questa persona? Perché da giovane, quando da non sposata era solo Linnell Jones, è stata una delle giocatrici più spettacolari mai viste nella serie A italiana, per tre volte MVP di un campionato di livello molto alto, in cui militavano alcune delle più forti atlete americane (la WNBA ancora non esisteva).
Linnell vestì la maglia di Viterbo dal 1981 al 1986, guidando la squadra della città laziale a una finale scudetto e a una di Coppa Ronchetti (l'attuale EuroCup), entrambe perse contro due colossi dell'epoca, Vicenza e CSKA Mosca. Nella piccola Viterbo divenne un vero e proprio idolo, capace di riempire un palazzetto di quasi tremila posti. In una partita stabilì il record di 81 punti segnati, durato pochi mesi: come ho detto, in quegli anni c'erano diverse altre giocatrici straordinarie. Tra le sue compagne, anche di ruolo, figurava Roberta Serradimigni, la play della nazionale italiana scomparsa nel 1996 in un incidente stradale e alla quale è intitolato il palasport di Sassari.
Linnell Jones sarebbe potuta essere medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Mosca 1980, se solo gli Stati Uniti non avessero boicottato quell’edizione in terra sovietica. Arrivò in Italia un anno più tardi, dopo il fallimento di una pionieristica lega pro femminile in patria. Tra gli agenti che rappresentavano lei e altre colleghe, c'era un giovane avvocato milanese di nome Federico Buffa. Che aveva in scuderia anche Debra Rodman, sorella del più noto Dennis, la quale vestì le maglie di Ancona e, di nuovo, Viterbo.
Per quanto riguarda Linnell Jones, un grave infortunio al ginocchio abbreviò la sua carriera, conclusa intorno ai trent'anni dopo aver trascorso a Vicenza parte della stagione 1987-88. Poi, per questioni di matrimonio e fede religiosa, tornò a Flint. Si tiene in forma giocando ancora nelle categorie master. La sua è una bella storia di un basket femminile che oggi, almeno in Italia, è molto lontano da quei fasti.
Shootaround – Consigli di lettura, ascolto, visione, condivisione
A Follonica, in Toscana, è stato inaugurato un playground d'arte presso un'ex area industriale. Molto bello.
Macron sarà sponsor tecnico delle Nazionali italiane fino al 2026. Sai cosa significa il nome di questo brand con sede a Bologna? Scoprilo qui, insieme agli altri.
Tutto sulla Nike Ja 1, la prima signature shoe di Ja Morant che ha debuttato a Natale: così Nick DePaula su ESPN (in inglese).
Il nuovo design dei trofei NBA nella galleria di Sky Sport.
C'è una particolarità: quello di MVP, ora intitolato a Michael Jordan, non gli assomiglia: il perché te lo spiega sempre Sky Sport.
Nel 2022 la Spagna è stata ancora una volta campione d'Europa: su Amazon Prime Video una docuserie racconta l'epopea della nazionale iberica. Ne parlo sul mio blog.
Qui invece ho recensito NBA Confidential, il nuovo e sorprendente libro di Riccardo Pratesi.
E questi sono i libri suggeriti a Natale da BasketBooks.
Varese è finita sotto i riflettori di The Athletic, che dedica un longform di Mike Vorkunov a ciò che Luis Scola sta costruendo lì (in inglese, solo abbonati).
Su GQ l’intervista a Rich Paul, il super agente NBA, realizzata da Sam Schube (in inglese).
In NCAA, Kentucky e Michigan hanno giocato una partita a Londra. Racconta tutto dal vivo Giovanni Bocciero per Basketballncaa.com.
Marco Marini di Backdoor Podcast butta giù un po' di stereotipi sulla vita dei giocatori professionisti: qui l’articolo.
Per finire, lo scherzo di Rumble the Bison, la mascotte degli Oklahoma City Thunder, alla bordocampista dei Portland Trail Blazers Brooke Olzendam. Non smetterai più di guardarlo!
Conclusioni
Ed eccoci qua alla fine di questo numero 24 di Galis. Spero che ti sia piaciuto e che continuerai a ricevere la newsletter.
Un annuncio veloce. Ad agosto ho diffuso gratuitamente un PDF book in cui racconto a cuore aperto le mie idee, esperienze e ricordi di vita, giornalismo, sport. Un capitolo è dedicato al basket, presente anche qua e là nel resto dell'opera. Il titolo è E molto altro ancora e puoi scaricarlo qui. Se invece ti piace averlo tra le mani in versione cartacea, acquista il libro qui a soli 9 euro.
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È tutto, ci vediamo il 31 gennaio. Ciao e bello anno… ehm, buon anno!