Fallimenti e rinascite
#18 – Basket, cultura, lifestyle: qui trovi le vicissitudini della Serie A, appunti su Winning Time e lo Shootaround
Ciao, ti è mai successo, nella vita, di dichiarare fallimento e ripartire dalle categorie inferiori?
Io sono Francesco Mecucci e questo è il diciottesimo numero di Galis, la newsletter del mio blog Never Ending Season, dove ti parlo di basket come cultura e stile di vita.
Nell'ultima uscita (nel caso l'avessi saltata, eccola qui) ho scritto di Las Vegas, di nuovi film e serie tv e della NBA che torna nel mondo.
Oggi ti propongo un racconto un po' inusuale sulla pallacanestro italiana di Serie A: le “cicatrici” che molti club portano con sé, in seguito a fallimenti e rinascite a volte compiute, a volte meno.
Ferite e cicatrici della Serie A
Quando mi ritrovo a vagabondare su Wikipedia in pagine di società sportive, sono curioso di leggere quel paragrafo in cui è pressoché riassunta l'intera esistenza di un club: la cronistoria. Si tratta della tabella che riporta, anno per anno, categoria, piazzamento ed eventuali trofei, promozioni o retrocessioni di una squadra. Non solo, però: vi sono annotati anche fallimenti, radiazioni, cessioni del titolo sportivo, chiusure dell'attività. Insomma, quelle cose che ogni estate gettano i tifosi di questo o quel club nello sconforto. E che soprattutto negli ultimi vent'anni sono state sempre più frequenti (e lo sono tuttora: è recentissima la rinuncia alla A2 della Pallacanestro Biella).
Ho letto su vari articoli che in quest’arco di tempo, nel calcio italiano - e quindi parliamo dello sport più ricco e popolare - ci sono state circa 150 esclusioni per inadempienze economiche, fiscali e quant'altro, di club militanti in campionati professionistici. Per quanto riguarda il basket, non ho trovato numeri certi né avevo tempo di ricostruirli, ma l'elenco è lungo e include diverse società considerate, per storia e blasone, di prima fascia.
Ci sono squadre, e di riflesso città, sparite definitivamente dalla mappa della pallacanestro che conta. Altre sono ripartite dalle paludi delle minors. Altre ancora, invece, sono riuscite a tornare in vari modi ad alti livelli, anche se magari senza più il fascino che avevano un tempo. Tra crisi economica, cattive gestioni e altri fattori, il nostro basket ha conosciuto un incredibile susseguirsi di sparizioni.
Siamo entrati nell'estate, che dunque rischia di essere la stagione più “calda” anche in senso figurato per tutte quelle società che non poggiano su basi solide e che non sono così sicure di ripresentarsi a settembre ai nastri di partenza. Allora in questo numero di Galis compio un'esplorazione random delle principali vicissitudini di un panorama che, negli ultimi anni, ha subito una vera e propria rivoluzione. E il gradino più alto, la Serie A, fa tuttora i conti con profonde ferite e, appunto, cicatrici.
Partiamo dalle due ultime finaliste scudetto. Se l'Olimpia Milano è sempre la stessa società fin dalla sua fondazione negli anni '30 – anche se nei primi anni 2000 se l'è vista brutta, salvata dal provvidenziale ingresso del gruppo Armani prima come sponsor e poi come proprietà – la Virtus Bologna ha vissuto il proprio personale terremoto al termine della stagione 2002-03, appena due anni dopo il Grande Slam del 2001, stagione in cui vinse Eurolega, scudetto e Coppa Italia. In conseguenza del cosiddetto Lodo Becirovic, innescato dal giocatore sloveno a causa di alcuni stipendi non pagati, la Virtus viene esclusa dalla Serie A e radiata dalla federazione.
Subentrato un nuovo proprietario, Claudio Sabatini, si acquisisce il titolo sportivo della Progresso Castel Maggiore, squadra della provincia bolognese nel frattempo salita fino in A2. Da questa categoria riparte la FuturVirtus, dal nome del FuturShow, l'evento hi-tech di cui Sabatini è organizzatore, svoltosi nel capoluogo emiliano fino al 2002 (due anni più tardi il canto del cigno a Milano con la sua ultima edizione e Bill Gates tra gli ospiti). Già nel 2004, al termine della prima stagione del nuovo corso, arriva la riaffiliazione FIP della Virtus Bologna, che riprende a chiamarsi tale. E l'anno seguente la promozione in massima serie.
Nella turbolenta estate 2003 viene fondata pure la Virtus 1934, che partecipa per due annate all'allora Serie B d'Eccellenza o B1 (terza divisione nazionale), prima di chiudere i battenti.
Restando a Basket City, è la Fortitudo Bologna la realtà che ha attraversato le peripezie più complicate. Nel 2008-09, quattro anni dopo lo scudetto vinto, ecco la retrocessione in A2 sul campo, a cui segue l’esclusione anche dalla seconda serie per inadempienze economiche. Nella stagione 2009-10 la squadra partecipa alla Serie A Dilettanti (l’ex B1), ottenendo la promozione in A2, da cui viene ancora una volta esclusa. Nel giro di due anni arrivano la radiazione dalla FIP con perdita dello storico codice di affiliazione 103 e il definitivo fallimento.
Nel 2013 viene costituita la Fortitudo Pallacanestro Bologna 103, che acquisisce i trofei della vecchia Fortitudo. Questa è la società attuale. Riparte dalla DNB (ex B2), quarta categoria nazionale, che diventa la terza nella stagione 2014-15. La Fortitudo conquista poi la promozione in A2 nel 2015 e in A nel 2019, ma retrocede nuovamente nel 2022.
Cosa è successo tra 2010 e 2013? Un rompicapo, in pratica. Nella stagione 2010-11 la Fortitudo ufficialmente non esiste, seppure il Budrio (DNB) giochi con simbolo e colori biancoblù grazie a un accordo con la Fortitudo stessa, non ancora fallita.
Nel 2011-12 debuttano, sempre in DNB, gli Eagles Bologna, società che rileva il titolo sportivo dal Gira Ozzano. Espressione della Fortitudo vera e propria di Gilberto Sacrati, gli Eagles sono seguiti dagli ultras della Fossa dei Leoni. Ripescati in DNA (ex A Dilettanti/B1), nel 2011-12 sono eliminati ai playoff mentre nel 2012-13 vengono esclusi a campionato in corso per inadempienze.
Sempre nell’estate 2011 nasce la Biancoblù Bologna, presieduta da Giulio Romagnoli, che rileva il titolo sportivo di Ferrara e partecipa per due stagioni consecutive alla Serie A2. Al termine del 2012-13 cede i diritti a Napoli. Quindi, per due anni, il mondo Fortitudo ha avuto due squadre “ibride”.
Nell'ultima regular season, una delle formazioni più solide è stata la Pallacanestro Brescia. Si tratta di una società molto giovane. È nata infatti come Basket Brescia Leonessa nel 2009, partendo dalla A Dilettanti (ex B1) attraverso il rilevamento del titolo dalla Ju.Vi. Cremona e dopo sette anni è arrivata in massima serie. Il cambio di denominazione è recentissimo: 2020.
Tuttavia la città lombarda, dove tra gli altri è nato e cresciuto Sergio Scariolo che ha iniziato come assistente di Riccardo Sales, non è certo un territorio vergine in fatto di grande pallacanestro. C'è stato un passato importante con il Basket Brescia, società risalente al 1957 e sciolta nel 1996, con tante stagioni tra A1 e A2 dal 1974 al 1992 e giocatori di richiamo quali Mike Mitchell, Charlie Yelverton, Bill Laimbeer, Marc Iavaroni. Nell'intervallo tra 1996 e 2009 Brescia è stata assente dallo scenario professionistico, presentando soltanto squadre nelle categorie minori.
Sempre in Lombardia, particolare è la situazione di Cremona. La Vanoli, retrocessa quest'anno, è una società nata nel 1999 in serie B2 come Triboldi Basket - espressione dell’omonimo gruppo industriale - nel paese di Soresina e successivamente trasferita nel capoluogo. Nel 2011 il cambio di denominazione in Guerino Vanoli Basket.
Non è questa però la squadra storica di Cremona, bensì la Ju.Vi., esistente dal 1952 e appena promossa in A2 per la prima volta. E così nella prossima stagione ci sarà il derby del Torrazzo al PalaRadi, impianto condiviso. La Ju.Vi., dopo aver ceduto il titolo di A Dilettanti a Brescia nel 2009, come detto sopra, ha svolto per cinque anni solo attività giovanile ed è ripartita dalla Promozione nel 2014, scalando sul campo tutte le categorie.
Anche le ricche realtà del nord-est non sono state immuni da turbolenze societarie. La Reyer Venezia risale in A nel 1996, ma non si iscrive e riparte dalla C2 fondendosi con un club locale, il Chirignago-Gazzera, garantendo però la continuità del club con anno di fondazione 1925. Pochi scossoni anche a Trieste, dove nel 2004 chiude la società fondata nel 1975 e riparte dalla B2 come Pallacanestro Trieste 2004. In questo 2022 è tornata nel massimo campionato la Scaligera Verona, a vent'anni esatti dal fallimento del 2002 del team che fu di Mike Iuzzolino. Il sodalizio gialloblù è stato rifondato nel 2007 come Basket Scaligero, dopo cinque anni di appoggio al preesistente San Zeno Basket, riacquisendo nel 2010 il nome originario.
Diversa e singolare invece la vicenda di Treviso, dove al termine della stagione 2011-12 la famiglia Benetton decide di rinunciare alla squadra (Pallacanestro Treviso, anche se tutti la conoscono come Benetton), dedicandosi esclusivamente al settore giovanile e all’impegno nel rugby. Per ricominciare, viene fondato il Treviso Basket, che nel 2014 diventa Universo Treviso. Dal bianco-verde si passa al bianco-azzurro, i colori cittadini. La scalata, tra promozioni sul campo e acquisizioni di titoli, è rapida, ma anche se gioca al PalaVerde e ha ereditato i tifosi di prima, si tratta di un club completamente nuovo. E la vecchia Benetton? Non ha mai cessato l’attività e si occupa soltanto di giovani. Ha partecipato alla C Silver veneta nel 2015-16.
Poi c'è Pesaro. L'appassionata città marchigiana ha sempre mantenuto una certa continuità nel basket. Tuttavia nel 2005 la gloriosa Victoria Libertas getta la spugna, al termine di una stagione iniziata con la scomparsa di Alphonso Ford e culminata con l’eliminazione ai quarti di finale di Eurolega. Per affrontare l'anno seguente, la VL prende il titolo della seconda squadra locale, la Falco, militante in B1. Si allestisce una squadra di livello superiore (un nome su tutti: Carlton Myers) e già nel 2006 Pesaro può festeggiare la promozione in A2. Nel 2006-07 il club assume la denominazione Vuelle e ritorna in A. Dal 2007-08 torna a chiamarsi Victoria Libertas.
Il sud, purtroppo, non è molto rappresentato nel massimo campionato cestistico italiano e le due attuali compagini del Mezzogiorno – Napoli e Brindisi – hanno vissuto vari cambiamenti.
Partendo dai partenopei, l'attuale Napoli Basket nasce nel 2016 come Cuore Napoli Basket. Subito ammesso in B grazie ai diritti di Agropoli, sale in A2 (due volte) e quindi in A. La corrente denominazione è del 2018 e ha un logo molto bello, di cui ho scritto qui. Nonostante la concorrenza del calcio, il capoluogo campano ha comunque una storia di tutto rispetto nella pallacanestro. La blasonata Partenope, oggi nelle categorie inferiori e giovanili, vince la Coppa delle Coppe nel 1970, prima di passare il testimone, otto anni più tardi, al Napoli Basket, che milita in A1 e A2 negli anni ’80 e ’90 giocando al Palasport Mario Argento, oggi un rudere (leggi qui la sua storia). La Partenope riemerge in A2 nel 1997, ma dura un solo anno e poi fallisce. Nel 1999 si trasferisce in città il team di Pozzuoli, diventando Basket Napoli e arrivando fino all’Eurolega. È quello dove gioca Lynn Greer. Sparisce nel 2008 per guai economici. Successivi tentativi di riportare in alto la palla a spicchi napoletana si arenano in breve tempo, fino alla creazione del club attuale.
Per quanto riguarda Brindisi, la squadra oggi in A è la New Basket, società che deriva dal New Basket Ceglie di Ceglie Messapica, attivo dal 1992 e trasferitosi nel capoluogo dal 2002. La città pugliese, tuttavia, vanta una lunghissima tradizione, con tanto di due squadre di alto livello: una era la Libertas Brindisi, dal 1945 al 1977 e Pallacanestro Brindisi fino al 1987, con la perla della stagione in Serie A1 nel 1981-82 in cui viene soprannominata la “Stella del Sud”, senza però riuscire a evitare un’immediata retrocessione. L’altro club brindisino, oggi non più esistente, era l’Azzurra, erede dell’ASSI, in vita dal 1961 al 2001.
Concludo con un punto della situazione sulle maggiori piazze italiane di basket oggi lontane dalla Serie A. Le due assenze più eclatanti sono quelle di Roma e Siena. Nella capitale, la Virtus Roma di Claudio Toti - mai fallita in sessant’anni di attività ma auto-retrocessasi in A2 nel 2015 per scarsità di soldi e tornata in A nel 2019 - è uscita ingloriosamente di scena a dicembre 2020, ritirandosi a campionato in corso per il mancato pagamento della rata di iscrizione.
Da allora poco o nulla si è mosso lungo il Tevere, con l'Eurobasket in A2 attuale prima portacolori capitolina, la Stella Azzurra retrocessa in B (ma il suo core business è il vivaio) e la nuova Virtus Roma 1960 allenata da Alessandro Tonolli che si è fermata ai playoff di C Gold. E la carenza di impianti adeguati frena gli investimenti.
A Siena, dopo il crac della plurititolata Mens Sana targata Montepaschi nel 2014 e la breve esperienza della Mens Sana 1871 esauritasi nel 2019 tra A2 e B, si è ripartiti dalla Promozione, poi C Silver, con la Mens Sana Basketball Academy, che non sembra avere la minima intenzione di fare passi più lunghi della gamba.
Sempre in Toscana, è ormai da tanto tempo lontana dal top l'importante piazza di Livorno, dove nel frattempo si è ricreato in Serie B il derby tra Libertas e Pielle. La prima, dai colori bianco-amaranto, è stata rifondata nel 2019 dopo un'assenza che durava dal 1994: si tratta dell'erede della squadra che sfiorò lo scudetto nel 1989, al termine della contestatissima finale contro Milano. La Pielle (bianco-azzurra) è attiva dal 2000, quando ha garantito la prosecuzione della fallita Pallacanestro Livorno, che negli anni '80 era arrivata a giocare il derby in A con la Libertas.
Ma quella Livorno vista in A negli anni 2000? Si trattava del Basket Livorno (bianco-amaranto), esistito dal 1999 al 2009, a sua volta subentrato alla Don Bosco Livorno, storica società locale che a partire dal 1994 (anno di chiusura dell'originaria Libertas) aveva riportato in massima serie la città labronica nei secondi anni '90. Dopo essere diventata nel 1999 Basket Livorno, nel 2005 una scissione rifonda la Don Bosco, che oggi naviga nelle minors.
In Campania mancano all'appello due rilevanti club: Caserta e Avellino. La JuveCaserta ha conosciuto ben cinque rifondazioni negli ultimi venticinque anni e oggi i bianconeri sono in C Gold. In Irpinia la Felice Scandone, nata nel 1948, ha chiuso bottega nel 2021 dopo circa vent’anni di Serie A e oggi la piazza è rappresentata dalla nuova Del.Fes Avellino, che gioca al PalaDelMauro e milita in B. Sempre in B troviamo un'altra importante realtà del sud, la Viola Reggio Calabria, anch'essa, al pari Caserta, ricostruita cinque volte in venticinque anni.
Per finire c’è Rieti, dove da un paio d’anni va in scena un curioso derby in Serie B tra NPC e Real Sebastiani. La prima è l'erede diretta in via cronologica della storica AMG Sebastiani, attiva dal 1946 al 1997 e poi dal 1998 al 2009 (come Nuova AMG Sebastiani) e infine fino al 2012 come Sebastiani Basket Club. La NPC si è trasferita nel capoluogo sabino nel 2011 dal vicino paese di Contigliano, riportando la città in A2, mentre il Real Sebastiani (la cui proprietà era già attiva con la squadra locale di calcio a 5, chiusa nel 2020) si è affiancato trasferendo il titolo sportivo del Valmontone e proponendosi come continuatore della tradizione Sebastiani.
Winning Time: appunti sparsi
Non faccio mai binge watching ma Winning Time, in onda su Sky e disponibile anche tra i contenuti on demand, è stata la classica eccezione alla regola. Così mi sono bevuto i dieci episodi della serie HBO nel giro di due giorni. Ne è valsa la pena. Non sono un vero esperto né di cinema né di serie tv, ma l'ho trovata ben fatta e con un racconto interessante che non ha tralasciato alcun dettaglio della storia di questa squadra che ha cambiato la NBA, i Los Angeles Lakers degli anni ‘80, quelli dello Showtime.
Da appassionato di basket, ti sarai certamente divertito a individuare ogni riferimento possibile alle vicende cestistiche. Infatti, la mia reazione più frequente al susseguirsi di fatti e personaggi è stata: “Ah, questo è Tizio che poi diventerà Caio”. In ogni caso, grazie a un’eccellente caratterizzazione, anche chi sa poco o nulla di pallacanestro potrà trovare la serie molto appetibile ed entrare nel vivo della storia, perché ogni personaggio ha tratti ben delineati grazie ai quali si inserisce perfettamente nel meccanismo. Jerry Buss, interpretato da John C. Reilly, è tra i miei preferiti, ma al primo posto metto l’evoluzione della figura di Pat Riley, nei cui panni recita un grande Adrien Brody. Coraggiosa la drammatizzazione del personaggio di Jerry West, che ha suscitato alcune polemiche (ne parlavo lo scorso mese qui).
Uno dei punti di forza è la ricostruzione di ambienti e atmosfera degli anni 1979-1980, cioè la stagione in cui si svolgono i fatti. Winning Time parte dall’arrivo dello spregiudicato Buss alla proprietà della franchigia, seguito dalla scelta di Magic Johnson al Draft. Entrambi portano i giallo-viola a vincere subito il titolo, cambiando i destini della NBA. La narrazione va da giugno a giugno, raccontando dodici mesi che, dentro e fuori dal campo, segnano il passaggio da un decennio all'altro. Si transita dagli oscuri e problematici anni '70 agli spensierati e sfrenatamente edonistici Eighties, in cui anche la lega entra nell'età contemporanea, sull'onda della rivalità tra Lakers e Celtics, tra Magic e Bird.
In particolare, e questo è il vero messaggio di Winning Time, si accede in un'epoca in cui il basket diventa spettacolo: emblematica la scena della nascita delle Laker Girls, cheerleader che da allora si presentano un tantino più svestite… Jerry Buss rappresenta la capacità di cavalcare l'onda del cambiamento e di intuire le trasformazioni future, senza farsi troppi problemi. Il proprietario dei Lakers è un self-made man che a prima vista potrebbe apparire come un uomo senza alcuna morale, ma in realtà lo scopriamo poi un sognatore disposto a lavorare senza sosta per realizzare la sua visione. Lui investe sulla NBA quando nella NBA non crede nessuno, sa come ottenere ciò che vuole e trova in un ragazzo del Michigan dal sorriso irresistibile la persona che tradurrà sul campo le sue idee. Forse il punto debole sono le scene di basket, la cui ricostruzione sembra piuttosto semplificata e le arene hanno una resa televisiva di piccole palestre. Ma in fondo l’obiettivo della serie non è far vedere il basket giocato.
Shootaround – Consigli di lettura, ascolto, visione, condivisione
Cominciamo con un carosello di playground riqualificati nel territorio di Bergamo grazie a StreetArtBall Project (qui avevo parlato del progetto).
Dario Vismara di Sky Sport ha intervistato a Milano Tamika Tremaglio, direttrice esecutiva della NBPA, l'associazione giocatori NBA.
CJ McCollum, che per inciso è l'attuale presidente della NBPA di cui sopra, l'ha fatto davvero: è diventato ufficialmente analista per ESPN. Della sua passione per il giornalismo avevo scritto qui.
Wilson ha lanciato l'app Wilson Live con tanti contenuti esclusivi legati ai suoi palloni. Se vuoi saperne di più, trovi cose qui.
Legion Hoops ricorda che ogni volta che Kendrick Lamar fa uscire un album, i Golden State Warriors vincono un titolo.
L'ex capitana azzurra Raffaella Masciadri ha partecipato alla ciclostorica Eroica di Montalcino, in Toscana. Lo racconta Alessandra Ortenzi su Sportive Digitali.
Ti ricordi il giocatore croato Damjan Rudez? Oggi studia in Bocconi e ha parlato con lui Filippo Stasi di Overtime.
Lo stesso Stasi ha intervistato Terance Mann dei L.A. Clippers.
La Drew League, storico torneo estivo di Los Angeles, passa da Nike ad Adidas, e non è il solo. Ne parla Nick DePaula su Andscape (in inglese).
Ancora DePaula racconta la storia dei tatuaggi in NBA, qui (in inglese).
Emanuele Cantamesse di 035 Market ha fatto qualche domanda a Francesca Di Fazio, fotografa specializzata in sneaker che ha in portfolio anche Michael Jordan. Trovi l’articolo in questo carosello Instagram, formato che non condivido per un testo, ma vale la pena leggerlo.
Comunque lei fa lavori tipo questi.
Andrea Mascia illustra su Outpump la nuova scarpa “spaziale” Puma MB.01 Galaxy di LaMelo Ball: eccola.
E Ruben Di Bert i nuovi accessori da viaggio firmati NBA e Louis Vuitton, qui.
Il Post ha scritto di James Goldstein, il super fan NBA, e delle accuse che lo riguardano: qui il pezzo.
Sky Sport riporta le immagini della presentazione di Rise, il film sulla vita di Giannis Antetokounmpo e dei suoi fratelli, svoltasi ai Walt Disney Studios di Burbank, presso Los Angeles: guardale.
A St. Stephen, in Canada, c'è il campo da basket più antico al mondo. Jared Ebanks di SLAM racconta cosa diventerà (in inglese).
Adesso un po' di novità dal mondo dei media e dell'editoria.
Parte a settembre Three & Drink, nuovo podcast firmato Davide Torelli (autore di libri a tema NBA e anima del canale YouTube BIG 3) e Andrea Franceschini (fondatore di NBA Revival Zone). Nell'attesa puoi ascoltare qui le due puntate pilota.
Come già annunciato, è uscito in italiano, per l'ineffabile 66thand2nd, Showtime di Jeff Pearlman, il libro da cui è tratta Winning Time. Sarà la mia lettura dell'estate, nel frattempo acquistalo qui e leggiti la recensione di Claudio Pellecchia qui.
Davide Piasentini (La Gazzetta dello Sport) ne ha scritto un altro: The Culture. Uomini e imprese della storia dei Miami Heat. 400 pagine di passione pubblicate da Ultra Edizioni. In vendita qui dal 1° luglio.
Cesare Milanti, che scrive tra l'altro per Overtime e LBA, lancia la sua newsletter sul basket internazionale. Si chiama Kill Bill e puoi iscriverti qui.
Dulcis in fundo, il video ufficiale delle finali scudetto dell'Olimpia Milano.
Conclusioni
E così siamo giunti alla fine di questo numero 18 di Galis. Spero che ti sia piaciuto e che continuerai a ricevere la newsletter.
Ti ricordo che puoi sostenerla offrendomi un “caffè virtuale” qui.
Ti invito inoltre a seguirmi sul web, su Instagram e su Facebook.
Sui social e sul blog, però, sono in pausa estiva e la regolare programmazione dei post riprenderà a settembre con diverse novità. Nel frattempo ci saranno comunque pubblicazioni saltuarie.
Trovi Galis anche su MINDIT, piattaforma dedicata alle newsletter di qualità, che sta crescendo e di cui sono contento di far parte. È disponibile la nuova app per Android e iOS. Scopri tutto qui.
Se non sei ancora iscritto a Galis e stai leggendo queste righe perché qualcuno te l'ha inoltrata, fallo qui: la riceverai comodamente (e gratis) nella tua mail, ogni ultimo giorno del mese. Oppure iscriviti direttamente su MINDIT.
È tutto, ci vediamo il 31 luglio. Ciao!