40/40
#40 – Basket, cultura, lifestyle: qui trovi Galis, un po' di miei consigli, una bella foto e Michael Jordan a Trieste
Ciao, hai mai fatto 40 su 40? Se sei Steph Curry, non rispondere.
Io sono Francesco Mecucci e questo è il numero 40 di Galis, la newsletter del mio blog Never Ending Season, dove ti parlo di basket come cultura e stile di vita.
Nella scorsa uscita – leggila qui, se non hai avuto modo di farlo prima – ho scritto della Final Four di A2 e B seguita dal vivo con accredito media, del progetto Sport2Next di Gabriele Ganeto e della chiusura del G League Ignite Team.
Oggi ti illustro alcuni aspetti basilari di questa newsletter che, se non mi segui fin dall'inizio, ti possono essere utili per capire cosa hai sotto gli occhi. E ti suggerisco alcuni must per comprendere meglio la pallacanestro contemporanea.
Poi, ti faccio vedere una bella foto e ti racconto un fatto particolare che lega Michael Jordan a Trieste. Infine, il consueto Shootaround, la rubrica che dedico ogni mese ai contenuti consigliati a tema basket apparsi su web e social.
Ci siamo? Da questa parte!
40 di questi Galis
Galis è mensile, il che significa che 40 numeri equivalgono a quasi tre anni e mezzo di newsletter. Infatti, l'ho lanciata a gennaio 2021 e non ho saltato neanche un mese. Quindi sì, ho fatto 40/40. E non ho la minima intenzione di fermarmi: 40 and counting, come dicono in America.
Mi viene in mente che il 40/40 Club era il locale di Jay-Z a New York. Un posto che univa sport, musica, lifestyle, celebrità e che ha chiuso di recente, dopo vent'anni. C'è Rolling Stone che spiega bene cos'era in questo articolo. Il nome del posto, in realtà, viene dal baseball e indica il ristrettissimo novero di giocatori capaci di fare 40 fuoricampo e 40 basi rubate in una stagione. Niente, era solo una divagazione.
L'idea fondante di Galis è semplice: parlare di basket in relazione a tutto ciò che gli ruota intorno. Esplorare le sue influenze e connessioni nella società e nella cultura contemporanee. Che sono tante e senza sosta, me ne rendo conto uscita dopo uscita: il nostro sport tocca design, musica, cinema, moda, luoghi, arte, libri, media, cultura pop e altro ancora.
Sai, il basket sul campo resta sempre il cuore e l'essenza di tutto. Ma tra una moltitudine di siti, pagine social, canali YouTube, app e quant'altro che informano su risultati, statistiche, prestazioni, mercato, highlights, non aveva senso aggiungere un prodotto simile. Così mi sono dedicato all'universo che circonda la palla a spicchi, che tra l'altro mi ha sempre affascinato. Del resto, è con questo intento che nel 2015 ho aperto il blog Never Ending Season, affiancato qualche anno dopo da questa newsletter. Tra l’altro, per ragioni di tempo e di lavoro, non riesco a seguire abbastanza partite da poterne scrivere dal punto di vista tecnico-tattico con l'elevato livello di approfondimento che un'informazione fatta bene richiede oggi.
Il nome della newsletter, ovviamente, è un omaggio a “lui”, Nikos Galis. Se sei troppo giovane per ricordarlo – io stesso ero piuttosto piccolino quando giocava e l'ho scoperto molto più tardi – ti consiglio di andarti a guardare un po' di video e a cercare la sua storia. Perché è stato un cestista pazzesco, per talento, carattere, istinto. Penso che un giorno gli dedicherò un numero monografico.
Anche se Galis è un giocatore vintage, dato che il top della carriera lo ha raggiunto negli anni Ottanta, la mia newsletter non nasce con intenti nostalgici e i motivi del nome, be', non credere che siano poi così profondi.
Cercavo un termine facile da pronunciare e da ricordare, ma anche un po' sofisticato. Un nome da newsletter, appunto. Galis mi è sembrato perfetto. Ce l'avevo in testa da quando, anni fa, riscoprii parole e immagini dello storico titolo europeo a cui trascinò la nazionale greca nel 1987. Un'impresa che mi è rimasta dentro. Chi meglio di Galis viveva il basket con quel rispetto e quell’intensità che il nostro sport merita, vincendo partite incredibili senza perdere mai il controllo?
Nikos, inoltre, lo vedo come una sorta di ponte tra Europa e America: nato e cresciuto negli Stati Uniti, figlio di immigrati ellenici, è diventato una leggenda nella patria dei genitori. E con questa newsletter, infatti, voglio raccontare tutto il mondo della pallacanestro, dal momento che ripudio con decisione la sterile diatriba “meglio il basket europeo o americano?”
Se leggi Galis fin dal primo numero, probabilmente ciò che ti ho detto finora lo sapevi già. Altrimenti, spero di averti chiarito qualche eventuale dubbio. La trovi lunga? Certo, lo è, ma ti ricordo che è mensile e va letta con calma, a più riprese.
Torniamo al presente, perché adesso è il momento di indicarti alcuni contenuti e lavori – un libro, un film, un podcast, una newsletter, un magazine – che a mio avviso ritengo essenziali per orientarsi nel basket di oggi, ampliando come sempre lo sguardo al di fuori del parquet.
Prendi nota!
Un libro: LeBron di Jeff Benedict
La bibliografia su LeBron James è abbastanza corposa e anche svariati autori italiani si sono cimentati nello scrivere la storia del Re (li ho raccolti qui). Il volume di Jeff Benedict, uscito per TEA Libri con traduzione di Flavio Vannelli, è tuttavia il primo pubblicato nella nostra lingua tra quelli su LeBron scritti da giornalisti statunitensi. Benedict ha lavorato per Sports Illustrated e L.A. Times e, nelle sue 550 pagine, ho trovato rilevante il fatto che, evitando di dilungarsi troppo sulla descrizione di partite e azioni di gioco (un aspetto di cui, nella mia opinione, in un libro non si dovrebbe mai abusare), si soffermi a lungo sull'intero percorso di affermazione di “King” James quale giocatore-azienda-imprenditore, narrando come fin da teenager abbia avuto una visione chiara del proprio futuro. Per questo LeBron è un'atleta del XXI secolo in tutto e per tutto, sovraesposto dal punto di vista mediatico ma anche in grado di determinare nuovi processi di marketing, attraverso la padronanza degli attuali meccanismi di comunicazione – piaccia o no, The Decision resterà una pietra miliare della narrazione sportiva – e di esercitare un'influenza sulla società.
Un film: Hustle
Partita dopo partita, Anthony Edwards dei Minnesota Timberwolves, prima scelta al Draft 2020, si sta affermando sempre di più nell'olimpo delle superstar NBA. Se il basket è davvero il tuo “tao”, ricorderai che lui è anche Kermit Wilts, l'arrogante e provocatore antagonista del film Hustle, quello con Adam Sandler nei panni di uno scout di Philadelphia e Juancho Hernangomez nella parte del “diamante grezzo” Bo Cruz. Ebbene, il film uscito nel 2022 su Netflix (e da me recensito qui) è un must-watch per avere uno spaccato della pallacanestro odierna, mostrata con ricchezza di dettagli, citazioni e allusioni. La NBA, onnipresente grazie a un’impressionante sequela di comparsate e cameo di giocatori, allenatori, dirigenti, proprietari, giornalisti, sfoggia tutto il suo spirito globale e internazionale (Hernangomez/Cruz è spagnolo). La curiosità è che, nel mondo reale, il marketing made in USA sta puntando parecchio sul vero Edwards come nuova “speranza americana”, dopo che da cinque anni il trofeo di MVP finisce in mani “straniere”: Antetokounmpo, Jokic ed Embiid (che in realtà ora sarebbe naturalizzato per gli Stati Uniti, ma questa è un'altra storia).
Un podcast: Step Out
Se a febbraio eri a Torino per la Final Eight di Coppa Italia, potresti aver assistito alla puntata speciale dal vivo di Step Out, dal titolo Il basket come stile di vita (ti metto il video alla fine di questo paragrafo). Nato a febbraio 2022, Step Out è il podcast di Awudu "Abi" Abass, il giocatore della Virtus Bologna e della Nazionale italiana, che lo conduce insieme a Tommaso Marino – sempre più presente laddove si tratti di basket e lifestyle – al rapper Tommy Kuti, al giocatore Alex Ayiku e al creator Nimi "Isabo" Abdoulaye. La pallacanestro, naturalmente, è ben presente, ma non è l'unico tema: si parla anche di altri sport, musica, diversità, inclusione, talento: in pratica, di qualsiasi spunto che abbia a che fare con idee quali inseguire un sogno, raggiungere un obiettivo, superare ostacoli, confrontarsi con culture differenti, ispirare la propria vita. Gli episodi di basket, in alcuni dei quali host e ospiti conversano in “salotti” cool che richiamano i podcast degli atleti americani, sono molto utili per conoscere di più sulla vita dei giocatori professionisti, su quelli che si cimentano in altri campi come appunto podcasting e creazione di contenuti e su come questo sport possa modellare l’identità di ciascuno e diventare una vera e propria filosofia di vita (qui tutti i video).
Una newsletter: Sneaker Game
L'industria delle scarpe da basket è oggi assolutamente centrale in questo mondo. Un business enorme – secondo alcuni studi, a livello globale vale oltre 130 miliardi di dollari ed è in continua espansione – con forti influenze su tutto il sistema e sulle decisioni di ogni giocatore. Gli sponsor, che adesso con il NIL sono arrivati anche agli atleti universitari e liceali, offrono spesso contratti più ricchi degli stipendi delle squadre. Nick DePaula è un giornalista americano specializzato proprio nella footwear industry, a cui ha un accesso privilegiato e che segue per ESPN e Boardroom, la piattaforma media di Kevin Durant e Rich Kleiman. All'interno di Boardroom, con la newsletter Sneaker Game, si occupa di informare su novità, meccanismi ed evoluzioni di questo "grande gioco", soprattutto in ambito NBA, WNBA e NCAA ma non solo. Se mastichi bene l'inglese e ti interessa questo aspetto, devi seguirla per comprendere cosa c'è alla base del processo di sponsorizzazione di un atleta e quali conseguenze determina sulla sua carriera, oltre che per essere informato su brand, nuovi modelli di scarpe e qualsiasi approfondimento del settore.
Un magazine: Overseas
Da quando è nato, a fine 2021, sono usciti soltanto tre numeri, ma Overseas non è per chi ha fretta. Se vuoi assaporare fino in fondo il legame tra basket e stile di vita, devi immergerti nelle sue pagine con religiosa devozione, isolandoti da ogni frastuono circostante che sia diverso dal sound del pallone che rimbalza. Il magazine cartaceo in lingua inglese realizzato da creativi italiani racconta le intersezioni tra basket, identità umane e culture di tutto il mondo, attraverso una narrazione di qualità – reportage, interviste, fotografie – che rimanga nel tempo e permetta di apprezzare appieno l’apporto della pallacanestro nella società e i valori che trasmette. Il terzo numero di Overseas, la cui cover è dedicata alla nazionale del Sud Sudan, è stato recentemente presentato ad Amsterdam, con la partecipazione dell'ex nazionale olandese e oggi giocatore del 3x3 Worthy de Jong, e a Milano, con Mauro Bevacqua e Alessandro Mamoli di Sky Sport e prima ancora storyteller e ambasciatori di cultura cestistica. Il progetto inizia ad accogliere partnership di primo piano: con Nike ha curato l'allegato speciale Only Basketball, dedicato all'influenza globale di questo sport celebrata lo scorso settembre al World Basketball Festival di New York.
Il Jordan triestino
Senti questa. Lo scorso 11 aprile è stata venduta all'asta da Sotheby's, a un prezzo di 571.500 dollari, una canotta della Pallacanestro Trieste di quasi quarant'anni fa, con lo sponsor Stefanel e i colori arancione e nero. Segni particolari: è stata indossata da... Michael Jordan! Il giocatore più iconico della storia del basket è davvero sceso in campo, per una sola partita, con la formazione giuliana. Ciò è avvenuto il 26 agosto 1985. Per l'occasione Trieste accolse il leggendario numero 23 dei Chicago Bulls durante un tour promozionale di Nike, che stava lanciando in Europa le scarpe Air Jordan. Ci sono un po' di storie su ciò che successe in quei giorni.
Dopo essere passato da Milano, Bormio – dove si allenò 5-contro-5 insieme, tra gli altri, a Mike D'Antoni, Roberto Premier e Oscar Schmidt – e Venezia, MJ scese sul parquet triestino per l'esibizione che metteva di fronte la Stefanel di coach Santi Puglisi e la Juvecaserta di Oscar, Nando Gentile e Sandro Dell'Agnello, guidata da Boscia Tanjevic. Il vecchio palazzetto di Chiarbola venne gremito da circa 5000 spettatori. Jordan avrebbe dovuto giocare il primo tempo con Trieste e il secondo con Caserta, ma per qualche motivo decise di rimanere tutta la partita con la maglia della squadra di casa, che vinse per un solo punto, 113-112. Lui ne mise a segno 41.
Più che per la prestazione dell'illustre ospite, quella partita è ricordata per un episodio particolare: a un certo punto, “Air” si alzò in volo affondando nel canestro una spettacolare schiacciata. A differenza dei tabelloni d'oltreoceano, strutturati per sopportare gesti del genere, quelli italiani, ancora in vetro e privi di rinforzi, non erano certo della migliore flessibilità: il malcapitato sostegno del PalaChiarbola non resse la veemenza e andò in frantumi. Le schegge ferirono due giocatori di Caserta, Pietro Generali e Horacio Lopez, mentre MJ non si fece nulla, con gigantesco sospiro di sollievo dell'assicurazione che copriva la trasferta in Italia con una polizza di 15 miliardi di lire.
A memoria dell'accaduto, tanto per sottolineare quanto il marketing statunitense fosse già avanti anni luce, Nike realizzò una versione speciale della scarpa da basket più diffusa in assoluto, la Air Jordan 1, chiamato appunto Shattered Backboard (“tabellone frantumato”) nei colori nero, bianco e arancione della divisa triestina. Questo profilo Instagram ben curato è dedicato a tutta la storia. Per la cronaca, ecco le formazioni che si affrontarono in quel giorno di fine estate. Trieste: Trimboli, Francescatto, Fischetto, Howard, Montgomery, Colmani, Collarini, Zarotto, Vitez, Bertolotti, Lucantini, Jordan. Caserta: Lopez, Gentile, Dell'Agnello, Capone, Tufano, Generali, Scaranzin, Ricci, Palmieri, Oscar Schmidt.
E la canotta? Giuseppe “Bepi” Stefanel la ricevette in dono da Jordan, con tanto di autografo, e la conservò, passandola al figlio. Nel corso degli anni se ne persero le tracce, fino a ricomparire alcuni anni fa nei circuiti delle case d'asta. Dopo un tentativo andato a vuoto nel 2020, sempre da Sotheby's, quella maglia alla fine ha trovato un acquirente. Oggi, infatti, i cimeli di Michael Jordan sono venduti a prezzi stellari.
Saluti da Morro Bay
Al terzo Liquida Photofestival di Torino, in programma dal 2 al 5 maggio, tra i vincitori della sezione Liquida Grant – One Shot c'è questo scatto del fotografo tedesco Sebastian Bahr, dal titolo Stacks, 2023 (“Ciminiere”) per la serie Country of freedom. Country of opportunities.
Ritrae il canestro di un playground di Morro Bay, California, con un complesso industriale sullo sfondo, nella luce dorata di un tardo pomeriggio sulla West Coast. Bahr, specializzato nella documentazione non convenzionale di paesaggi e manufatti, dal 2022 ha interamente ripensato il suo lavoro, passando alla fotografia analogica su pellicola, che ritiene avere un carattere unico e impossibile da replicare con una macchina digitale.
La foto è stata scattata con una Leica MP con obiettivo Summicron 2/35 su pellicola Kodak Portra 400. La descrizione che accompagna la foto: "Bar incredibili con ottimo cibo. Una leggera brezza soffia sulla spiaggia. Si sentono le foche in sottofondo. Che bella cittadina”. Qui puoi vedere altre foto di Sebastian Bahr.
Grazie all'Ufficio Stampa Daccapo Comunicazione per l'immagine e la collaborazione.
Shootaround – Consigli di lettura, ascolto, visione, condivisione
Diamo il benvenuto a Chiara Scardaci, che collaborerà con Never Ending Season curando la rubrica The Rookie. Il punto di vista di una neofita del gioco sui vari aspetti ed emozioni del basket. Leggi qui il primo numero!
Qui ho selezionato i 7 capelli più iconici e meglio riusciti di Dennis Rodman.
Cosa significa il basket per la comunità filippina a Milano? Ecco il reportage di Andrea Lamperti e Alberto Dagnino per L'Ultimo Uomo.
Sempre su L'Ultimo Uomo, un estratto di Sette secondi al massimo di Jack McCallum, il libro sui Phoenix Suns di Steve Nash e Mike D'Antoni uscito in italiano per 66thand2nd, con traduzione di Dario Costa.
Ancora su L'Ultimo Uomo, Marco D'Ottavi spiega come Boban Marjanovic degli Houston Rockets ha regalato panini con pollo fritto ai suoi ex tifosi dei L.A. Clippers.
La giornalista e scrittrice sportiva Mirin Fader narra su The Ringer la storia di Jrue Holiday e la sua prima stagione ai Boston Celtics: qui l’articolo. (in inglese)
La Giornata Tipo ha trascorso quattro giorni a Kaunas, in Lituania, per raccontare il lavoro di coach Andrea Trinchieri allo Zalgiris: questo è il risultato.
Lo stesso Trinchieri intervista il collega Luca Banchi per il format Basketball & Conversations sul sito LBA.
Qui l’intervista di Sport & Finanza al presidente LBA Umberto Gandini, firmata da Stefano Gianuario.
Cinque allenatori di EuroLeague svelano qualcosa delle loro squadre in EuroLeague MasterMinds. Qui la playlist completa.
In questo speciale di Skweek la filosofia di Tuomas Iisalo, coach del Paris Basketball.
Edoardo Mario Francese e Martino Parise di Pianeta Basket hanno viaggiato a Belgrado, Atene e Salonicco visitando alcune delle arene più calde d'Europa: ecco immagini e suoni.
Mario Castelli di Eurosport ha intervistato Gianmarco Tamberi sulla sua passione per il basket: ascolta qui il podcast o, se sei abbonato a Discovery+, guarda qui il video.
Rayjon Tucker della Reyer Venezia si racconta a The Owl Post.
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Un attimo, prima di andare
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