Basket City
#51 – Basket, cultura, lifestyle: qui trovi il weekend di Coppa Italia a Bologna, un playground di frontiera e lo Shootaround
Ciao, a volte nella vita siamo assistenti allenatori che devono cavarsela quando coach Norman Dale si fa espellere. Buon viaggio, Gene Hackman.
Io sono Francesco Mecucci e questo è il numero 51 di Galis, la newsletter di Never Ending Season, il progetto con cui ti racconto il basket come cultura e stile di vita.
La scorsa uscita - se l'hai persa, recuperala qui - l'ho dedicata alla mia esperienza a Torino per la Final Eight di Coppa Italia LBA, che ho seguito live con accredito media.
Oggi ti parlo dell'altra Coppa Italia, quella di Serie A2 e B Nazionale, che quest'anno si è tenuta a Bologna dal 14 al 16 marzo. E sì, ero presente anche lì. Grazie all'area comunicazione della Lega Nazionale Pallacanestro (LNP) per la gentile opportunità.
Ora ti dico tutto: dirigiamoci verso Basket City!
(PS: dopo, in coda allo Shootaround, c’è una mini novità!)
Due di Coppe
Un anno fa, per la prima volta, Never Ending Season riceveva un accredito media per un evento di pallacanestro: la Coppa Italia LNP, che nel 2024 trovava ospitalità a Roma, in concomitanza con la riapertura del Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano. La capitale, che sia nel basket sia come città sta attraversando una fase di uscita da una lunga decadenza, tornava a respirare un po' di grande basket e io stesso finalmente riuscivo, dopo vari tentativi, a seguire dal vivo un appuntamento di questo genere (ti ricordo che attualmente non lavoro nello sport, quindi non lo do mai per scontato). Riportai ciò che avevo vissuto in Galis #39.
Essere presente da vicino alle manifestazioni sportive ha sempre un valore insostituibile. Ogni volta è una preziosa occasione per migliorare, tra giornalismo, creazione di contenuti, pubbliche relazioni. Quest'anno è arrivato il bis. Con una differenza: la Coppa Italia LNP cambia sede più o meno ogni anno e per accogliere l'edizione 2025 è stata scelta Bologna, al PalaDozza. Inoltre, anziché concentrata in due giorni, è stata diluita in tre. Quindi ha rappresentato una bella occasione per trascorrere un fine settimana a Basket City.
Non solo. Nel giro di un mese, ho messo a segno una personale doppietta delle Coppe Italia della palla a spicchi: dopo Torino, ecco Bologna. Il progetto Never Ending Season cresce, anche per un'altra ragione. Infatti, nel secondo evento ho avuto al fianco un valido rinforzo: Cristiano Politini, professionista con esperienze nella comunicazione sportiva ad alti livelli, da cui ho tanto da imparare e che ringrazio di cuore per il gran lavoro svolto con foto, video e social.
Puoi vedere i contenuti da noi realizzati sia sul profilo Instagram @neverendingseason sia su quello di Cristiano (@mycameraroll.raw).
Abbiamo raccontato la manifestazione dentro e fuori dal campo, perché venire a Bologna - città che non mi delude mai - e limitarsi al suo pur stupendo palasport sarebbe riduttivo. Inoltre, abbiamo iniziato a dare a Never Ending Season una migliore componente multimediale, che nella comunicazione di oggi è a dir poco fondamentale. Io mi sono cimentato in alcuni stand up, stile “inviato”, divertendomi un mondo e ricevendo persino complimenti dai follower. Veniamo ora a cosa ho visto.
Al volo i risultati, perché come ben sai non è il mio focus, e poi li trovi ovunque. Otto squadre qualificate e doppia Final Four. Per la Serie A2 ha vinto Cantù, battendo in finale Cividale del Friuli. Nelle semifinali, avevano eliminato rispettivamente Udine (emozionante partita all'overtime) e Rimini. Per la Serie B Nazionale ha sollevato il trofeo la Pallacanestro Montecatini - attenzione: non la Montecatini trionfatrice un anno fa, cioè gli Herons, ma l'altro club della cittadina termale - vittoriosa in finale su Roseto. In semi erano uscite Legnano e Treviglio.
Passiamo quindi a tutto ciò che circonda il parquet, perché la Coppa Italia LNP non è mai solo basket giocato. È l'appuntamento annuale in cui la lega si mette in vetrina con i suoi punti di forza. È intrattenimento, è media, è partnership, è iniziative, è incontro, è musica, è divertimento. Ovviamente siamo lontani dal glamour e dalla sovraesposizione mediatica dell'evento del piano superiore, la Final Eight LBA, dove la presenza quotidiana di qualche centinaio tra ospiti, giornalisti, tv, creator e stakeholder vari determina un vero e proprio universo mediatico. Ma quello della LNP si conferma come un evento assolutamente solido e ben organizzato.
Partendo dagli spettatori, secondo i dati ufficiali sono state 7800 le presenze sugli spalti nei tre giorni di manifestazione, mille in più rispetto alle circa 6800 del 2024 a Roma (in due giorni, ma con la stessa quantità di partite). Questo nonostante un anno fa fossero presenti squadre seguite da numerosi sostenitori come Forlì, Fortitudo Bologna, Libertas Livorno, Trapani e la stessa Cantù, il cui gruppo organizzato degli Eagles quest'anno ha invece disertato.
La “coppa del tifo” va senza dubbio a Cividale. Parliamo di una cittadina di 10.000 abitanti in provincia di Udine, non lontano dal confine sloveno, che ha portato centinaia di supporter capaci di incitare senza sosta la squadra con un tifo genuino, caloroso, divertente e corretto. Seguono a ruota le curve di Roseto e Rimini, più vicine al concetto di ultras di stampo calcistico e abbastanza consistenti (dalla A14 si fa presto ad arrivare a Bologna). Dispiace per il crollo della formazione romagnola, che è una realtà notevole in quanto a coinvolgimento della città e del pubblico.
Ottima la presenza dei tifosi di Montecatini, località che annovera ben due squadre nello stesso campionato e con i medesimi colori rosso-blu (devo ancora capire se i tifosi siano gli stessi o no!). Un discreto gruppetto è arrivato da Udine, che però ha lasciato poche tracce, uscendo già alla prima partita contro Cantù. La quale a sua volta, come accennato sopra, non aveva il tifo organizzato. Senza infamia e senza lode le rappresentanze delle altre due lombarde, Legnano e Treviglio, in ogni caso sempre molto corrette.
Parliamo della location: il PalaDozza. Non c'ero mai stato e sono felice di aver finalmente messo piede in un tempio del basket dal fascino intramontabile. Persino negli spogli tunnel sotto le gradinate si respira una certa atmosfera. Se vuoi leggere un po' di notizie sull'impianto, alla vigilia ho scritto questa guida sul mio blog. Ma trovarsi lì di persona è meraviglioso: salendo fino all'ultima gradinata, dove sono allestite alcune postazioni stampa, rimani sorpreso da quanto gli spalti siano alti e ripidi e assicurino una vista ottimale del campo da ogni posizione. Tremano i polsi a pensare che la Fortitudo lo riempie in ogni ordine di posti, o a quanti derby bolognesi al calor bianco sono andati in scena qui. Un vero “piccolo Madison”, come lo chiamano, visto che l'architettura, progettata negli anni Cinquanta, ricorda il Madison Square Garden di New York.
Nella parte di giornata in cui non eravamo impegnati al PalaDozza, io e Cristiano abbiamo girato per Bologna alla ricerca, tra l'altro, di alcuni luoghi storici della pallacanestro. Ad esempio, non lontano dal palazzo c'è l’antica sede della Fortitudo intesa come polisportiva, che include la palestra Furla. Dalla strada, sbirciando dentro, noti l'insegna S.G. Fortitudo, ma in realtà, se non lo sai, nemmeno ci fai caso perché sembra il cortile di un condominio qualsiasi. L’indirizzo è Via San Felice 103, e per una curiosa coincidenza 103 era lo storico numero di matricola FIP del club biancoblu.
Non sono bolognese e quindi metto le mani avanti su possibili inesattezze di quanto sto per riferire, ma mi hanno detto che, nell’immaginario locale, la Virtus è una sorta di “Juventus”, più snob, distaccata e con ampio seguito fuori città, mentre la Fortitudo è un “Torino”, più radicata a Bologna e con tifosi estremamente passionali.
In pieno centro, sono rimasto incantato dalla Sala Borsa, a cui si accede direttamente da Piazza del Nettuno, accanto al Comune. Da poco più di vent'anni è sede di una biblioteca pubblica, oltre che spazio polifunzionale, ma qui un tempo si giocava a basket nella piazza coperta attorno a cui si sviluppa l'edificio. Oltre 1000 spettatori trovavano posto sulle balconate, a mo' di teatro elisabettiano, facendo un baccano d'inferno. Il PalaDozza è stato costruito proprio perché la Sala Borsa era ormai troppo ristretta per contenere gli appassionati bolognesi. Pure qui, l’immaginazione di accese sfide d’altri tempi fa tremare i polsi.
Abbiamo fatto, infine, un salto al playground dei Giardini Graziella Fava, abbellito da un’opera di street art dedicata a Basket City e animato durante l’anno dall’attivo gruppo dei Regaz dei Fava. Ai Giardini Margherita invece ero stato anni fa, quando presentai il mio libro Il parquet lucido.
Trovo sempre affascinante la vivacità, ma anche la discrezione, di una città come Bologna, dove è facile muoversi e passare da un posto a un altro amalgamando lavoro e divertimento, impegno civile e sport, turismo e vita da local, e che è sempre capace di offrirti con equilibrio le principali e più conosciute vocazioni che la definiscono, facendoti sentire che sono tutte importanti allo stesso modo ed esigono la tua partecipazione, ma senza mai annoiarti, farti pesare nulla o sentire fuori posto: cucina (ho provato le vere tagliatelle nella vecchia trattoria Fantoni), cultura (librerie fornitissime), musica (il mio collega, assiduo collezionista di vinili, non usciva più dal famoso negozio Disco d'oro!), basket (be', devo aggiungere altro?).
Tornando al PalaDozza, alla Coppa Italia non sono mancate iniziative sia di intrattenimento che di responsabilità sociale, sempre ben annunciate dall’immancabile speaker Federico Fioravanti. Tra le prime, la "goffa" mascotte Ticky del partner e biglietteria ufficiale Ticketmaster, con la sua testa a forma di pallone da basket blu, affiancata in finale da Fiona, la volpina che rappresenta gli Europei femminili, di cui il PalaDozza di Bologna ospiterà il prossimo giugno il girone dell'Italia (è stato esposto il trofeo). Presenti l'ormai classica kiss cam nei time out e le attivazioni a tema western, in realtà un po' kitsch, di Old Wild West, title sponsor della Coppa Italia e dei campionati di A2 e B.
Degne di nota, infine, le iniziative sociali. A Canestro per la Ricerca, campagna di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, ha sensibilizzato il pubblico sull'attività di questa realtà e sulle tematiche di uno stile di vita sano; quindi, è proseguita la collaborazione tra LNP e UNHCR, l’agenzia ONU per i rifugiati, con i dialogatori presenti al PalaDozza per fornire informazioni sull’impegno della stessa. Si è tenuta anche un'esibizione di baskin con la società West River, per promuovere questa disciplina a cui possono partecipare persone con disabilità mentali, con disabilità fisiche e senza nessuna disabilità. Il termine “baskin” è l’unione di “basket” e “inclusivo”. È uno sport basato sui fondamentali del basket, in cui chiunque riesce a esprimere il proprio potenziale e a contribuire al gioco di squadra. Perché, alla fine, stare insieme e aiutarsi reciprocamente è tutto.
Gogi & Gigi
Nel 2025 le città che si fregiano del titolo di capitale europea della cultura, per ciascun anno designate dalla UE in seguito a un articolato processo di candidatura, sono la tedesca Chemnitz e, in forma congiunta, l'italiana Gorizia e la slovena Nova Gorica. Nell'anno in corso, con vari programmi, queste città hanno l'opportunità di ravvivare la propria offerta culturale e di accrescere la loro visibilità internazionale, incentivando il turismo e l'economia.
Sia Chemnitz che Gorizia-Nova Gorica sono luoghi in cui la pallacanestro ha un radicamento notevole.
I Chemnitz Niners, nella scorsa stagione, hanno vinto la Europe Cup (la seconda competizione continentale organizzata dalla FIBA, alle spalle della Basketball Champions League) e sono oggi uno dei club cestistici di punta della Germania.
Gorizia, pur essendo lontana dagli alti livelli del basket italiano da parecchi anni, è una città dove la passione non si è mai spenta. Tuttora registra buoni dati di pubblico in serie B interregionale e si trova comunque in un Friuli-Venezia Giulia dalla profonda tradizione, che annovera ad oggi piazze vivaci come Trieste, Udine e Cividale.
Nova Gorica, infine, pur militando la squadra locale nella seconda divisione slovena, fa parte di una nazione votata alla pallacanestro, da Doncic in giù, passando per la storia di società come Olimpija Lubiana e Krka Novo Mesto e una Nazionale campione d'Europa nel 2017, con Luka protagonista e Goran Dragic - a cui arrivo tra un attimo - nel ruolo di capitano.
Detto di Chemnitz, ci concentriamo su Gorizia e Nova Gorica. L'assegnazione congiunta del ruolo di capitale europea della cultura sancisce la definitiva caduta di ogni barriera tra l'Italia e il primo paese della ex Jugoslavia a diventare indipendente (nel 1991), a entrare nell'Unione Europea (nel 2004) e nell'area Schengen (nel 2007). E nessun altro posto come questi due comuni transfrontalieri potrebbe meglio rappresentare tale percorso di riconciliazione.
Gorizia e Nova Gorica, infatti, fanno parte della stessa area urbana. Nel 1947, all'indomani della seconda guerra mondiale e in un clima di estrema incertezza che riguardava tutta l'area del confine nord-orientale (Trieste, ad esempio, tornerà all'Italia solo nel 1954), venne tagliata in due da una frontiera tracciata in maniera artificiale. Con tutte le conseguenze umane, sociali e culturali che si possono immaginare.
La stessa Nova Gorica, nome che significa "Nuova Gorizia", venne ufficialmente fondata nel 1948 per bilanciare la funzione di centro culturale, amministrativo ed economico svolta fino ad allora dalla Gorizia storica, rimasta italiana. Simbolo della divisione è Piazza Transalpina, dove corre tuttora il confine e lungo il cui lato sloveno sorge la stazione ferroviaria di Nova Gorica.
Non lontano da lì, nell'ambito della strategia transfrontaliera messa a punto per GO! 2025 (il claim della candidatura), sarà realizzato un progetto che attraverso il basket, sport così diffuso in territori a loro volta secolari crocevia di popoli e culture, vuole ulteriormente evidenziare il superamento di ogni separazione, sia fisica sia intangibile, tra Italia e Slovenia, a ormai più di trent'anni dalla dissoluzione del paese che fu governato da Tito.
A proposito, per ricordarti quanto il basket e la storia del confine tra Italia e Jugoslavia siano stati legati, ti consiglio di leggere i due libri di Sergio Tavčar che ho recensito qui e qui.
Di cosa stiamo parlando? Di un nuovo playground in una zona verde lungo il confine, promosso dal Comune di Nova Gorica con la Fondazione Goran Dragic, da diversi anni impegnata nella realizzazione in tutta la Slovenia di campetti smart ideati dallo stesso ex giocatore NBA. "Smart" perché dotati di pannelli con codici QR che rimandano a una piattaforma online nella quale è possibile trovare esercizi atletici funzionali al basket. Il playground vuole quindi rappresentare un collegamento simbolico tra i due paesi attraverso uno degli sport più amati.
Il nome scelto è Gogi & Gigi Borderless Court: Gogi è il diminutivo di Goran Dragic, mentre Gigi... esatto, quello di Luigi Datome! L’ex capitano e ora dirigente della Nazionale è coinvolto nel progetto insieme all'ex star slovena. L'area, la cui inaugurazione è prevista a giugno, sarà composta da due metà campo a sé stanti, una orientata verso l'Italia (Gogi Court) e l'altra verso la Slovenia (Gigi Court). Il tutto immerso nel verde del quartiere CEC, tra il sentiero Kolodvorska e la pista ciclabile esistente. L'abbassamento di due metri rispetto al livello stradale consente di creare spalti verdi naturali, senza alcuna recinzione o barriera, che potranno essere utilizzati anche per eventi all’aperto.
Il Gogi & Gigi Borderless Court è l'ottavo campo costruito in Slovenia dalla Fondazione Goran Dragic, dopo quelli di Lubiana, Maribor, Novo Mesto, Murska Sobota, Ptuj, Lasko e Ilirska Bistrica, nati con l'obiettivo di riportare bambini, ragazzi e giovani a praticare sport all'aperto. Quello di GO! 2025 è quindi un'ottima occasione per valorizzare il basket come ponte tra le nazioni, nonché memoria storica dei popoli.
Shootaround – Consigli di lettura, ascolto, visione, condivisione
C'è Il Post, uno dei miei giornali preferiti, che ci sta prendendo gusto con il basket. A parte, ogni tanto, qualche piccola imprecisione nei termini tecnici, ne sono contento. Ecco di cosa ha scritto recentemente:
L'influenza del basket da playground sulla NBA c'è ancora.
La follia della March Madness.
La storia dello stalking di Samardo Samuels (ex Olimpia) ai vicini di casa a Milano: qui e qui.
Andrea Lamperti de L'Ultimo Uomo ha intervistato Andrea Bargnani.
Sempre L'Ultimo Uomo, con Marco D'Ottavi, parla della nuova grande speranza italiana Luigi Suigo.
Gaia Accoto, a Los Angeles per Sky Sport, ci mostra l'Intuit Dome, l'avveniristica arena dei Clippers: qui il video.
Il nuovo spot di Jordan Brand con Luka Doncic.
È uscita l'autobiografia di Sonny Vaccaro, il manager interpretato da Matt Damon nel film Air: puoi acquistarla qui. (in inglese)
Viaggio nelle proprietà immobiliari di LeBron James: te le mostra Kelsi Karruli di Realtor.com. (in inglese)
Che dopo gli anni ‘80 e ‘90 comincino a essere trendy i 2000? Intanto i Toronto Raptors hanno organizzato una serata a tema primo decennio del millennio, lanciandola con post stupendi come questo.
Scopriamo lo Shai Gilgeous-Alexander imprenditore con Eric Jackson e Dan Bernstein di Sportico: l’articolo qui. (in inglese)
Cultura e leadership: la lezione di Steve Kerr in questo articolo su Zeta.
Questo è invece un altro Zeta: il magazine della Scuola Superiore di Giornalismo della LUISS di Roma (tra l’altro da me frequentata, ormai svariati anni fa). Ha dedicato un pezzo, firmato da Isabella Di Natale, al Tam Tam Basketball di Castel Volturno.
Vuoi vedere Diego Armando Maradona che gioca a basket? Ringrazia La Pagina del Cestista per aver condiviso questo video del 1988.
Qui Davide Fumagalli di Eurosport ti dice tutto sul videoclip di Want You di Denzel Valentine girato a Trieste.
Pietro Colnago, giornalista di basket di Sky Sport, incontrato da Mirko Sirtori nel 24 Grind Podcast: ecco l’episodio.
Nello stesso podcast, parla del suo percorso l'agente sportivo Marco Valenza: ascoltalo qui.
Cesare Milanti racconta tutto di Momo Faye di Reggio Emilia sul sito della Basketball Champions League. (in inglese)
Sempre Milanti è nel team che ha realizzato il mini doc di BCL su un altro atleta della Pallacanestro Reggiana, Kenneth Faried.
Nel podcast Palla A2 di Rai Sport si discute di NIL e college USA con Michael Arcieri (GM di Trieste), Gianmaria Vacirca (assistente GM dell'Olimpia Milano) e Paolo Moretti (coach di Torino): ascolta la puntata.
C'è stato il derby di Roma in Serie B Nazionale: Virtus 1960-LUISS. Eravamo presenti e ne sono venuti fuori questo reel e questa galleria fotografica.
Alessandro Magro, ex coach di Brescia oggi in Lituania, ospite a Backdoor Podcast.
A proposito di podcast, torna Mind the Game! LeBron James c'è sempre, mentre il posto di JJ Redick è stato preso da... Steve Nash!
Luca Murano di Around The Game ricorda Gene Hackman e il film Hoosiers.
Baron Davis oggi è un rapper e si fa chiamare Bart Oatmeal: ne scrive Jeff Weiss di ESPN. (in inglese)
Carmen Apadula ha scelto 5 iconici cameo di giocatori NBA nella storia del cinema.
A marzo su Never Ending Season doppio articolo di The Rookie, la rubrica di Chiara Scardaci in cui descrive le emozioni del basket dal punto di vista di una neo-praticante: Playmaker e Pesi e buchi.
Questo è il pallone ufficiale degli Europei 2025.
Qui ho recensito il libro Anche quando nessuno ci crede di Gianluca Gazzoli (ci sono anche Giannis e Kobe).
E per finire, lo stesso Gazzoli ripercorre il successo di Passa dal BSMT con Leonardo Brini di Outpump (si accenna anche al basket, ovviamente!).
Off The Ball
A partire da questo numero di Galis, al termine dello Shootaround aggiungo una nuova mini rubrica: Off The Ball. Tre contenuti, e non di più, extra basket che reputo significativi.
Gary He ha girato oltre 55 paesi del mondo fotografando i McDonald's: sul sito della CNN ci sono un po' dei suoi scatti.
Il 5 maggio chiude Skype: su Il Post scopri perché.
Il report annuale di We Are Social per capire lo scenario digital e social di oggi.
Un attimo, prima di andare
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È tutto, ci vediamo il 30 aprile. Ciao!