Play Ball
#49 – Basket, cultura, lifestyle: qui trovi LiAngelo che è arrivato a suo modo in NBA, Livorno e lo Shootaround
Ciao, ti presento K'anka, mascotte del Göztepe in serie B turca. Al suo esordio è stata arrestata per tentata rissa in campo. Tutto ok, l'hanno rilasciata. Parliamo di altro!
Io sono Francesco Mecucci e questo è il numero 49 di Galis, la newsletter di Never Ending Season, il progetto di comunicazione con cui ti racconto il basket come cultura e stile di vita.
Nella scorsa uscita – se l'hai saltata, la puoi leggere qui – ho festeggiato i primi quattro anni di attività con una selezione dei contenuti e delle storie più interessanti apparsi su Galis da gennaio 2021 fino ad ora.
Oggi il primo tema che trovi riguarda una delle famiglie più sovraesposte della NBA, i Ball, tornati a far parlare di sé grazie all’improvviso successo (ma fuori del parquet) del meno noto dei tre fratelli, LiAngelo.
A seguire, aggiungo una bella cosa su Livorno, città di enorme passione per la palla a spicchi, e il consueto Shootaround in cui ti propongo articoli, video, post, podcast meritevoli a tema pallacanestro da me setacciati ogni mese da web e social.
Prima di cominciare, un rapido annuncio: dal 12 al 16 febbraio, per la prima volta, parteciperò con accredito media alla Final Eight di Coppa Italia a Torino. Per me e per Never Ending Season è un grande onore: ti racconterò tutto nel prossimo numero della newsletter e durante quei giorni su Instagram e Threads.
Qui sul mio blog, intanto, trovi la guida completa all’evento, in aggiornamento.
Ora seguimi!
The Year of Gelo
Prenditi tre minuti e ascolta questo brano rap.
Piaciuto? Non importa. Ci concentriamo sul suo autore: Gelo, che si fa chiamare anche G3, è lui, LiAngelo Ball. Il fratello più giovane di Lonzo, attualmente giocatore dei Chicago Bulls e rientrato dopo un lunghissimo infortunio, e più grande di LaMelo, star designata degli Charlotte Hornets. LiAngelo, 26 anni, non è mai riuscito a debuttare in NBA – ha passato un paio di stagioni in G League ed è reduce da una fugace esperienza in Messico – ma in questo gennaio ha fatto in modo che tutta la NBA, e non solo, parlasse di lui.
È un classico gioco del destino, quello di farti arrivare al successo che desideravi (o che la tua famiglia sognava per te) in un modo completamente diverso e inatteso, con un risultato finale che a conti fatti puoi sostituire, senza troppe paranoie e rimpianti, all'obiettivo originario. Una sorta di ingresso dalla porta di servizio. Non sappiamo se e quanto durerà, ma LiAngelo Ball è entrato di prepotenza negli spogliatoi della lega e, in generale, nelle playlist e nelle cuffie di tutto il mondo con il suo pezzo musicale.
Tweaker, il titolo, è come in slang viene chiamato chi abusa di cristalli di metanfetamina, sostanza stupefacente che fa rimanere svegli, nervosi e irrequieti. Considerando invece il significato meno spinto, tweaker si riferisce a to tweak, "mettere a punto, fare piccole modifiche", soprattutto in ambito informatico, per far funzionare meglio qualcosa o reindirizzare una situazione.
E non è un caso che LiAngelo sembri aver trovato il suo terreno ideale non più nel campo da basket (comunque ha detto di non voler smettere di giocare) ma nello studio di registrazione, deviando così dal percorso iniziale ma ricongiungendosi a un destino di successo attraverso un'altra strada.
Secondo chi si intende di musica hip hop, con Tweaker LiAngelo Ball ricrea sonorità e atmosfere tipiche del rap della prima metà degli anni Duemila, mantenendosi su tematiche come la vita di strada e l'emancipazione personale, tra spavalderia e introspezione, con un ritmo sicuro e grintoso, e richiamando tracce tipo Back Then di Mike Jones, il buon vecchio Nelly e lo stile dei rapper che a fine anni Novanta fecero le fortune di due etichette di New Orleans: Cash Money Records e No Limit Records. Del resto la musica è un po' come la moda, certi generi fanno giri immensi e poi ritornano, e adesso più che mai il marketing strizza l'occhio alla nostalgia.
Sta di fatto che dal 3 gennaio, giorno in cui il singolo è stato diffuso con l'etichetta propria Born to Ball Music Group sul canale YouTube Worldstarhiphop (viaggia verso i 15 milioni di visualizzazioni), negli ambienti NBA non si ascolta altro e molte squadre lo sparano a tutto volume in spogliatoio dopo una vittoria. Del resto, la musica e il basket hanno un rapporto intenso, come ci diceva Luca Mich in Galis #33. Le star della lega invitano LiAngelo ovunque e Damian Lillard, che come Dame D.O.L.L.A. è il maggior cestista-rapper contemporaneo, ha dato la sua approvazione, al pari di Shaquille O’Neal e di vari artisti della scena di oggi, tra cui MoneyBagg Yo, T-Pain, Lil Yachty, Meek Mill e Lil Boosie.
Il successo, in particolare in America, può divampare con la facilità di un incendio in California: LiAngelo si è esibito in uno degli intervalli della partita di playoff di football NFL tra Detroit Lions e Washington Commanders e la popolarità di Tweaker gli è valsa un sorprendente contratto di 13 milioni di dollari con Def Jam Recordings, label di New York specializzata in hip hop, R&B e soul, e con Universal Music Group. C'è poi suo fratello Lonzo Ball, con un breve passato musicale e oltretutto collaborante alla realizzazione del brano, che non sta più nella pelle e ha proclamato il 2025 "The Year of G", laddove "G" sta per il diminutivo Gelo.
Il sorprendente exploit di LiAngelo Ball nella musica è il nuovo capitolo di una saga, quella dei Ball, che va avanti ormai da circa dieci anni e che forse, con il ritorno in campo di Lonzo dopo problemi fisici che sembravano infiniti e l'affermazione di LaMelo nell'Olimpo delle stelle NBA (nonostante la sua consistenza ai massimi livelli sia tutta da verificare), riconcilia i tre ragazzi californiani con l’avvenire luminoso che una persona aveva preparato per loro: il padre.
Era infatti da poco passata la metà dello scorso decennio quando le cronache di basket iniziarono a riempirsi delle gesta di questi tre adolescenti di Chino Hills, sobborgo a est di Los Angeles. Proprio negli anni in cui Steph Curry rivoluzionava il modo di giocare a basket, Lonzo, LiAngelo e LaMelo (per una stagione si sono ritrovati insieme nella stessa squadra di liceo) strabiliavano il pubblico con giocate spettacolari, tiri da ogni distanza e prestazioni mirabolanti come quella volta che LaMelo segnò 92 punti.
Ma il vero protagonista è uno spavaldo e tracotante burattinaio di nome LaVar Ball da South L.A., che con la moglie ed ex cestista Tina Slatinsky, dopo una trascurabilissima carriera scolastica e universitaria nel football e nel basket, ha messo al mondo i tre giovanotti di cui sopra rispettivamente nel 1997, 1998 e 2001, passando poi ad allenarli in maniera ossessiva tra cortile di casa e palestra fin da quando fossero stati in grado di camminare. Con un solo fine: trasformarli in giocatori NBA. Una sorta di Richard Williams, padre delle tenniste Venus e Serena immortalato da Will Smith nel film Una famiglia vincente, ma ben più esuberante e invadente.
Hai presente quei genitori che vogliono a tutti i costi il successo sportivo dei propri figli, arrivando a mettere una pressione indicibile sulle loro spalle ed entrando persino in contrasto con gli allenatori e i dirigenti delle squadre in cui giocano? Ecco, LaVar Ball, oggi cinquantasettenne, deve essere stato, e in parte è tuttora, questo genere di personaggio, con la differenza che lui ha recitato il ruolo sotto lo sguardo del mondo intero, ottenendo grazie ai figli un'incredibile notorietà, una roba del genere “l’importante è che se ne parli”, e suscitando sentimenti contrastanti: genitore ingombrante ed egocentrico o padre che vuole solo il meglio per la sua famiglia? Forse entrambe le cose.
Dapprima LaVar esalta il primogenito Lonzo durante il periodo del college a UCLA paragonandolo a Magic Johnson e a Steph Curry, poi celebra se stesso sostenendo che da giovane avrebbe battuto Michael Jordan in uno-contro-uno. Arriva quindi a creare un brand di scarpe e abbigliamento sportivo, Big Baller Brand (BBB, come i tre Ball), e persino una lega giovanile alternativa ai college, la Junior Basketball Association (JBA) durata un solo anno. Il logo? La silhouette di Lonzo, ovviamente, à la Jerry West. E lo show continua una volta che Lonzo viene scelto dai Lakers, costretti a introdurre la "LaVar Ball Rule" (divieto ai media di parlare con i familiari degli atleti) per contenere le esuberanze e le dichiarazioni a effetto di papà LaVar. Non pago, porta LaMelo e LiAngelo per un anno a farsi le ossa nel basket professionistico in una squadra lituana, esperienza a cui LaMelo aggiunge una comunque decisiva stagione in Australia.
Per avere un'idea di cosa succedeva in quegli anni, ci sono alcuni ottimi articoli che ti consiglio di rileggere, come questo di Sky Sport NBA su uno dei momenti più controversi (l'arresto in Cina di LiAngelo per taccheggio nel 2017, vicenda che ha coinvolto pure l'allora - e attuale - presidente Trump), il profondo ritratto di LaVar a firma di Lorenzo Bottini su L'Ultimo Uomo e quello ironico de La Giornata Tipo. Aggiungo io che, in un’epoca in grado di offrire strumenti a iosa per costruire il proprio personal brand, LaVar Ball ha combinato le dinamiche attuali con una logica patriarcale che sembra fuori dal tempo, in cui è il genitore influente a decidere il futuro dei propri figli, dal concepimento alla maggiore età.
C'è da dire che i risultati gli hanno dato ragione, con Lonzo (seconda scelta al Draft 2017) e LaMelo (terza scelta nel 2020), entrambi firmatari di super contratti NBA. Però la genetica non è che sia proprio una scienza esatta, perché qualità come il talento e l'attitudine in questo o quello sport possono nettamente differire tra un membro e l'altro della stessa famiglia, oltre a sottostare a fattori imponderabili come gli infortuni e le altre casualità della vita. Se Lonzo e LaMelo sono diventati giocatori a tutti gli effetti, seppur il primo bersagliato dagli infortuni e il secondo ancora acerbo, LiAngelo si è indubbiamente rivelato il più scarso dei tre. Ball don’t lie, si potrebbe dire. Fino a quando ci ha messo mano il destino sotto forma di microfono.
"I can't take a loss, I'm always goin' for the win", canta LiAngelo in un verso di Tweaker. "Non posso accettare una sconfitta, vado sempre per vincere" è una frase che rappresenta in qualche modo la pressione con cui questi tre fratelli, tra i quali corrono ottimi rapporti, hanno avuto a che fare loro malgrado fin da piccoli, a causa di un padre ossessivo, con tutto ciò che ne consegue.
Il fatto che LiAngelo sia giunto al successo nella musica chiude un po’ il cerchio, dopo che il responso del parquet per lui è stato finora abbastanza impietoso. Non sappiamo se Gelo sarà un fuoco di paglia o se siamo soltanto all’inizio di una carriera artistica paragonabile a quella che potrebbe essere stata una vita in NBA al fianco di Lonzo e LaMelo, né se riuscirà mai a far girare dalla sua parte la fortuna nel basket, ma quel che è certo è che la saga dei Ball non ha finito di regalarci sorprese.
Livorno a due
Tra le piazze italiane che nel basket vantano una notevole tradizione e calore, ma che sono lontane dai massimi livelli ormai da parecchio tempo, un posto di rilievo lo occupa senza dubbio Livorno. Tuttavia, da alcuni anni, la città portuale della Toscana è tornata ad attirare l’attenzione nel panorama cestistico grazie al ritorno del derby tra Libertas e Pielle, le due storiche portacolori labroniche le cui origini risalgono rispettivamente al 1947 e al 1960.
Riaffacciatesi in serie B dopo il 2020, in occasione delle stracittadine Livorno ha ripreso a mostrare la sua straordinaria passione per la pallacanestro, riempiendo il "Modì", cioè il Modigliani Forum, il grande palasport da 8000 posti inaugurato circa vent'anni fa, e rendendo di nuovo il palazzetto "ordinario", il vecchio PalaMacchia di Via Allende nel quartiere Ardenza (omologato per 2470 spettatori ma un tempo ce ne facevano entrare oltre 4000), un catino ribollente di tifo.
Quest’anno i due club sono separati da una categoria, dal momento che al termine della stagione 2023-24 la Libertas è salita in A2 mentre la Pielle si è fermata in semifinale playoff ed è ancora in B. Mentre la prima sta lottando per salvarsi e la seconda sta ritentando la promozione nella seconda serie nazionale, la grande cavalcata dello scorso campionato ha fornito in ogni caso una straordinaria opportunità per ripercorrere e celebrare l'intera storia del basket livornese.
A partire del 17 febbraio, il Cinema 4 Mori in Via Pietro Tacca proietterà le cinque puntate di Livorno a due, la docuserie che racconta 70 anni di rivalità e sfide tra Libertas e Pallacanestro Livorno (Pielle questo significa). Prodotta da Montalo Production e diretta da Silvio Laccetti, che ne è l'autore insieme al giornalista Stefano Blois, la narrazione parte dal presente per intrecciarsi con le vicende del basket locale dagli anni Trenta a oggi. Una storia che annovera altresì molti altri club oltre ai due più conosciuti, perché da quelle parti, complice tra l’altro la presenza di una base militare americana, i canestri non sono mai mancati.
Per realizzare Livorno a due ci sono voluti dieci mesi di riprese, durante i quali sono state effettuate 160 interviste e filmate più di 30 partite, oltre alle immagini di allenamenti, trasferte, time-out, intervalli, a cui si aggiungono almeno 20 ore di materiale d'archivio.
Ciascun episodio sarà proiettato in due repliche, con doppio spettacolo (ore 19:00 e ore 21:00), secondo questo calendario: prima puntata 17 e 20 febbraio, seconda puntata 24 e 25 febbraio, terza puntata 3 e 4 marzo, quarta puntata 10 e 13 marzo, quinta puntata 17 e 18 marzo. Le serate, a cui si può partecipare con biglietto singolo o abbonamento, saranno arricchite dalla presenza di ospiti legati a Libertas e Pielle. Per seguire gli aggiornamenti c'è inoltre il profilo Instagram dedicato. Qui puoi vedere il trailer (che avevo già condiviso il mese scorso) e di seguito, invece, l’intervista a Stefano Blois realizzata da L’Osservatore di Livorno.
Concludo con un veloce riepilogo, nel caso ti chiedessi dove fossero finite, nel recente passato, le due livornesi che negli anni Ottanta erano arrivate a sfidarsi in Serie A in infuocati derby. La Libertas, i cui colori sono bianco e amaranto, era scomparsa per problemi economici nel 1994 (appena cinque anni dopo la finale scudetto persa con Milano tra le polemiche per il canestro annullato ad Andrea Forti) ed è stata rifondata nel 2019. La Pielle, che invece è bianco-azzurra, è rinata nel 2000, garantendo la continuazione dell'attività della fallita Pallacanestro Livorno (negli anni Novanta è stata coinvolta in un'improbabile, breve e mal riuscita fusione con la Libertas).
Eppure potresti chiederti: ma Livorno non era in A anche negli anni Duemila? Esatto, però non si trattava né di Libertas né di Pielle, bensì del Basket Livorno, club esistito dal 1999 al 2009, a sua volta subentrato alla Don Bosco Livorno, antica società locale che dopo il 1994 (anno di chiusura dell'originaria Libertas) aveva riportato in massima serie la città nella seconda metà degli anni ‘90 con in squadra, tra gli altri, Fantozzi, Podestà e i fratelli Gigena. Dopo essere diventata nel 1999 Basket Livorno, nel 2005 una scissione rifonda la Don Bosco, che oggi naviga nelle categorie inferiori. Insomma, se ami la pallacanestro, nella città toscana un’alternativa c’è sempre.
Shootaround – Consigli di lettura, ascolto, visione, condivisione
Innanzitutto grazie a Sport Events ASD e a Ugo Battaglia per avermi intervistato nel loro podcast Storie di Sport, dove ho parlato del mio libro e di Never Ending Season. Ascoltalo qui su Spotify o guarda il video.
Su Never Ending Season ecco la guida completa all'All-Star Game NBA 2025 a San Francisco.
Sempre da San Francisco la testimonianza di Sergio Cerbone per Sky Sport.
A proposito di LiAngelo Ball, Michele Pettene parte da lui per un excursus storico sui cestisti-rapper: qui l'articolo su Esquire.
Da Ginobili a Wembanyama, i San Antonio Spurs hanno avuto un ruolo determinante per aver reso globale la NBA: spiega perché Eduardo Shabot di Air Alamo. (in inglese)
Francesco Tonti è stato a Parigi a seguire le due partite di regular season tra Spurs e Pacers: su L’Ultimo Uomo fa il punto sulla rivoluzione di Wemby.
Sempre da Parigi, Davide Fumagalli di Eurosport elenca 5 cose che abbiamo capito o imparato dallo show di Bercy.
Intanto, DeMarcus Cousins è finito in Mongolia: Riccardo Pratesi de La Gazzetta dello Sport traccia l'intenso ritratto di un bullo.
Hai mai visto un quintetto con numeri di maglia non superiori al 3? Ci hanno pensato gli Indiana Pacers!
È uscito, per Giunti Editore, I campioni che hanno fatto la storia della NBA di Dario Vismara. Su L'Ultimo Uomo un estratto su Michael Jordan.
Questo su Rivista Undici è invece un altro estratto: Dirk Nowitzki, alla conquista della NBA di Claudio Pellecchia, edito da 66thand2nd.
Sporteimpianti.it ci mostra una carrellata di playground artistici realizzati nel 2024.
Nicolò Melli e Michele Vitali ospiti di Gianluca Basile a Basketball & Conversations, il format di LBA: guarda il video.
La Giornata Tipo ha trascorso una... giornata con Giuseppe Poeta, coach di Brescia.
Come la tecnologia ha rivoluzionato il basket? Gianfranco Pezzolato lo ha chiesto per Puntero a quattro tra assistenti allenatori e manager di Serie A.
Di seguito, un po' di podcast e interviste video:
Mirko Sirtori ha incontrato per 24 Grind Podcast Massimo Cortinovis, ex allenatore e attuale Head of Digital Strategies di LBA, oltre che imprenditore di successo: ascolta qui l'episodio.
Alessandro Mamoli, Matteo Soragna, Alberto Marzagalia e Andrea Solaini discutono del futuro della NBA in Europa nel podcast Area 52.
Pablo Trincia, tra i più noti autori tv e podcast in Italia, ospite di Tommy Marino e Massi Fella a Trash Talk.
Elisa Guarnieri, PR manager di Marco Belinelli e non solo, parla di campioni e comunicazione nel podcast FightGently Talks di Vanessa Villa, campionessa di karate, insegnante di yoga e meditazione e influencer.
Marco “Marcone” Gentili, marito della star della cucina Benedetta Rossi e grande appassionato NBA, parla con Franz & Tore in una puntata di 3 & Drink.
Il 26 gennaio sono trascorsi cinque anni dalla scomparsa di Kobe Bryant: lo scrittore Simone Marcuzzi lo ricorda così su L'Ultimo Uomo.
Flavio Tranquillo su Sky Sport Insider riflette sulle cose che Kobe ancora non ci ha detto. (solo abbonati)
E infine al campetto più iconico di Venice Beach c'è un nuovo murale Nike a tema Black Mamba.
Sullo stesso playground danno spettacolo… Michael Jordan e Bugs Bunny: guarda il reel!
Il personal trainer NBA Joe Abunassar si racconta a Hoopshype: leggi l'intervista di Cyro Asseo de Choch (in inglese)
Sempre in tema trainer, qui ho recensito Game Plan, il libro di Mike Mancias, coach di LeBron James, edito da Rizzoli.
Il trailer ufficiale di Court of Gold, la nuova serie Netflix sul torneo di basket ai Giochi Olimpici di Parigi, disponibile dal 18 febbraio.
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