Trova la tua voce
#42 – Basket, cultura, lifestyle: contiene JJ Redick dal podcast ai Lakers, la mia esperienza a Rimini e cosa c'è a Roma
Ciao, hai visto che a fare un podcast puoi persino diventare allenatore dei Los Angeles Lakers?
Io sono Francesco Mecucci e questo è il numero 42 di Galis, la newsletter del mio blog Never Ending Season, dove ti racconto il basket come cultura e stile di vita.
Nella scorsa uscita – se devi ancora leggerla, ripescala qui – ti ho spiegato un po' di cose sulla WNBA e accennato a un libro sulla storia di Priolo nella pallacanestro femminile italiana. Più il consueto Shootaround, la rubrica in cui ogni mese consiglio contenuti “a spicchi” apparsi su web e social.
Oggi la storia principale parte proprio da JJ Redick, da pochi giorni nominato coach dei giallo-viola pur non avendo alcun trascorso in panchina, ma solo da podcaster e commentatore tv. Oltre che, ovviamente, come giocatore. È una sfida affascinante, che sottolinea ancora una volta il sempre più stretto rapporto tra atleti, media ed entertainment.
A seguire, ti riporto qualcosa delle giornate di formazione nel management sportivo che ho vissuto a Rimini a fine maggio e infine torniamo a dare un’occhiata a Roma.
E ora... 3... 2... 1... on air!
Podcoach
Il 24 giugno, nel giorno del suo quarantesimo compleanno, i Lakers hanno ufficializzato Jonathan Clay “JJ” Redick come nuovo capo allenatore.
Fin qui, nulla di strano. Non è una novità che una squadra decida di affidare il ruolo a un profilo di questo tipo: ex giocatore, anche se ritiratosi da poco e alle prime armi da coach, ritenuto intelligente e carismatico. È una mossa effettivamente un po' rischiosa, a questi livelli e in una città come Los Angeles, ma abbastanza comune.
Ciò che fa più notizia, in realtà, è il background recente da cui proviene Redick: di fatto i Lakers, la squadra più glamour della lega, quella dove tutto è show, hanno preso dai media il loro allenatore del futuro. Infatti JJ, al netto della sua valida e rispettabile ma non stellare carriera in campo (shooting guard per Orlando, Milwaukee, L.A. Clippers, Philadelphia, New Orleans e Dallas), è stato finora uno dei più seguiti e apprezzati podcaster del mondo NBA, oltre che voce tecnica per ESPN dal 2021 (analyst, se vogliamo usare il termine americano).
Con i podcast, ha iniziato relativamente presto, nel 2016. È stato il primo giocatore in attività a condurne uno a stagione in corso e, durante la pandemia, l'unico a registrare dalla bolla NBA. Forse, aver intuito il grande successo che di lì a poco avrebbero avuto i podcast, di ogni genere, è stato decisivo. Dopo averne tenuti su Yahoo! Sports, Uninterrupted (la piattaforma di LeBron James) e The Ringer, nel 2020 ha avviato la propria creatura, The Old Man and the Three (primo ospite Damian Lillard) e fondato la media company ThreeFourTwo Productions, così chiamata per rievocare i 342 tiri totali che, da diverse posizioni, era solito fare come allenamento individuale.
Il nome del podcast, letteralmente “Il vecchio e la tripla”, in inglese fa il verso a The Old Man and the Sea, che noi conosciamo come Il vecchio e il mare, celebre romanzo di Ernest Hemingway: è il suo scrittore preferito. Non dimenticare che Redick è una persona di una certa cultura e un laureato “vero” a Duke University, uno dei college più esclusivi degli Stati Uniti e che va ben oltre Coach K e la pallacanestro. Ed esplorando il mondo dei media – nel podcast ha ospitato tutti i grandi nomi della NBA di oggi, compreso il commissioner Adam Silver – ha voluto mettere le basi per una carriera al di fuori del parquet. E che ora sul parquet ci torna, con una virata inattesa ma non troppo.
Però a noi, di podcast, interessa un altro: Mind the Game. Ossia quello che Redick aveva cominciato lo scorso marzo insieme a… LeBron James. E che ora, per ovvi motivi, è destinato a concludersi dopo nove episodi. Con LeBron, JJ ha vivisezionato il gioco, evitando di parlarsi addosso ma cercando di spiegare al pubblico in maniera comprensibile i principi alla base di schemi e movimenti e quelle sfumature che solo chi ha calcato per anni e anni i campi NBA è in grado di individuare. L'attenzione verso tali dettagli è quel che ha reso Mind the Game molto seguito.
Puoi assolutamente azzardare che l'idea dei Lakers di assumere Redick sia nata dal podcast, con un LeBron visibilmente impressionato dalla sua conoscenza del gioco, dalla brillante intelligenza cestistica e dalle disquisizioni tecniche che emergevano registrazione dopo registrazione. A ciò si sono aggiunte la familiarità con l'ambiente NBA, la capacità di connettersi ai giocatori e – cosa che non guasta – l’attitudine a imparare, come stava facendo nella comunque acerba esperienza di analista tv, oltre che il mood con cui JJ tratta ogni passione al pari di un impegno professionale. E aggiungerei pure un po' di quella “sfacciataggine” del tipico tiratore bianco di Duke dal look impeccabile, quasi uno stereotipo nel mondo del basket americano, ideale per una squadra in cerca di scosse.
Allo stesso modo, non è un segreto che LeBron, all'interno della franchigia, abbia un potere se non assoluto, piuttosto vicino ad esserlo. Forse solo la proprietaria Jeanie Buss gli tiene testa (e non ne siamo affatto sicuri), ma è appurato che se il Re vuole qualcosa o esterna un parere, diciamo che là dentro tendono a starlo a sentire.
Ma JJ è stato scelto solo ed esclusivamente per il podcast – il suo vero colloquio di lavoro, come lo ha definito il giornalista Brian Windhorst – e per quanto dimostrato con il microfono di ESPN in mano? Certo che no. È stato comunque uno stimato giocatore. Raccomandazioni, non necessariamente nell'accezione negativa del termine, non gli mancano. Sa come muoversi nel contesto. È pure di bella presenza, in una città dove l'apparenza conta. Insomma, le basi per un progetto cool non mancano. Così possiamo affermare che sia stato scelto “anche” e non “solo” per il podcast e la tv. Perché con la parlata sicura e forbita di uno “che ha studiato” ha saputo veicolare le sue idee in maniera tale da far breccia in LeBron James, e quindi nei Lakers, alla disperata ricerca di una figura all'altezza con cui svoltare.
L'aspetto mediatico di questa operazione evidenzia quanto oggi sia determinante saper organizzare i concetti e metodi personali in un sistema chiaro, tramite cui esprimere una visione precisa e possibilmente originale, e soprattutto essere capaci di veicolarla e raccontarla a chi può essere interessato ad assumerti e di padroneggiare gli strumenti di comunicazione più adatti. E sembra proprio che grazie ad essi JJ Redick ci sia riuscito bene, dato anche il successo che, stando alle fonti, avrebbe avuto nei colloqui formali con il management della franchigia che fu di Magic Johnson e Kobe Bryant.
Apro una breve parentesi e la richiudo subito: avrai capito che negli Stati Uniti non c'è burocrazia per diventare allenatore, niente corsi e patentini, quindi la competenza di un coach è meno “certificata” rispetto a qui da noi, ma il mercato è più libero e offre maggiori opportunità di ambire a questo lavoro.
Tieni presente anche un altro particolare: non solo non è una novità prendere un allenatore giovane e debuttante, ma non lo è neppure il fatto che provenga dai media. Seppur in situazioni completamente diverse, hai sotto gli occhi almeno due esempi famosi, uno più "antico" e l'altro attuale.
Pat Riley entrò nello staff dei Lakers da commentatore televisivo, come assistente di Paul Westhead, in seguito all'incidente ciclistico che mise fuori uso l'allora capo allenatore Jack McKinney (se hai visto la serie tv Winning Time, hai ben presente l’episodio).
Steve Kerr è stato ingaggiato come coach dei Golden State Warriors dopo le sue uniche esperienze nel management dei Phoenix Suns e come voce per TNT, a 49 anni, da esordiente in panchina, chiamato a guidare sul campo un team in forte ascesa che poi ha ottenuto quel che sappiamo.
Sarà JJ Redick il game changer che i Lakers sperano di aver pescato? Ora come ora, e considerando l’umoralità del club, è impossibile anche solo ipotizzarlo, per quanto Redick non sia certo un fesso, anzi. LeBron James è il suo amico e sponsor? Certo che sì. O comunque, anche se glielo avessero proposto altri, non ha detto no. C'entra il fatto che Redick sia una persona inserita nel giro NBA e che conosce tutto e tutti? Più che ovvio, nella lega non si prendono sconosciuti dalla strada, ma del resto chi è che lo fa, ovunque? Se conosci un posto al mondo dove scommettono al buio su totali outsider, fammi un fischio...
In ogni caso, non è questo il luogo adatto per un giudizio tecnico né meritocratico sulla scelta dei Lakers, ma quel che mi preme ancora una volta è evidenziare quanto sia via via più stretto il legame tra sport e media, tanto che diverse superstar NBA – oltre che Redick medesimo – negli ultimi anni hanno fondato una media company. Un fenomeno che ho descritto e analizzato in questo articolo sul mio blog. I fatti dicono che è dai media che JJ è riuscito a diventare allenatore, coronando tra l'altro un sogno che aveva nel cassetto da parecchio tempo e avendo quella che forse è la grande opportunità della sua vita. Lui, in varie interviste passate, si era detto già sicuro che avrebbe prima o poi fatto il coach e vede questo ruolo come un modo di aiutare i giocatori a esprimere se stessi.
Mi spingo a dire che oggi costruirsi un'immagine e trovare la propria voce attraverso i media, oltre che essere in grado di sfruttare al meglio le conoscenze e i contatti accumulati negli anni, possa regalarci risvolti imprevedibili e allettanti. Ora JJ Redick avrà la facoltà di mettere in pratica le sue conoscenze di basket al livello più alto possibile e continuare a comunicare. Perché la comunicazione, in fondo, è una componente fondamentale dell’allenamento. E lui ha dimostrato finora di avere una solidissima capacità comunicativa e di analisi.
Chiudo questa storia con il messaggio con cui ha aperto Mind the Game, il podcast della svolta:
I want to be clear here. This is a basketball show. This is a show with the intention and the purpose to celebrate the game, promote the game, explain the game.
Effetto Rimini
Lo avevo accennato in apertura dello scorso numero, ma te ne parlo in maniera più approfondita oggi, semplicemente perché in quei giorni Galis #41 era già in rampa di lancio e non avevo modo di rielaborarla.
Dal 24 al 26 maggio ho avuto il piacere di partecipare a Rimini a RBR Sporteam Academy, tre intense giornate di formazione dedicate al management sportivo e organizzate da Rinascita Basket Rimini. Un club giovane, nato nel 2018, ma erede di una profonda tradizione di basket. E che in questi ultimi anni si è distinto per aver coniugato i risultati sportivi - è partito dalla C ed è arrivato in A2 - con il coinvolgimento della città e del territorio, in termini di pubblico, partnership e identità.
Lo storico Palasport Flaminio è così diventato il luogo dove ogni partita si trasforma in una vera e propria esperienza per i fan, grazie a una serie di iniziative di intrattenimento messe in campo dalla società, che è riuscita a riempirlo anche durante i momenti difficili attraversati dalla squadra nel corso del campionato. Tanto che, grazie al calore dei tifosi, è stato coniato il claim "Effetto Flaminio" per raccontare in due parole cosa si vive ogni domenica alle 18 nella casa biancorossa.
I seminari di RBR Sporteam Academy si sono svolti presso l'auditorium di Rivierabanca, main sponsor del club romagnolo, e hanno incluso una serie di interventi sia da parte dei membri del club sia di esperti esterni, su varie tematiche: storytelling, marketing, comunicazione, cultura organizzativa, promozione eventi, sponsor, basi di inglese per manager e molto altro.
Eravamo una trentina di partecipanti di varie fasce d'età e provenienza, sia geografica che professionale, e abbiamo avuto l'opportunità di assistere a "lezioni" molto dinamiche e ricche di contenuti. Ho ricevuto tanti input che mi saranno indubbiamente utili sia per la mia attività di comunicazione di pallacanestro - cioè attualmente il mio blog e questa newsletter, 100% amatoriali - sia, chissà, per il futuro, visto che uno dei miei sogni è quello di lavorare nello sport, magari nel basket.
Il tratto comune dei vari argomenti di cui si è parlato a Rimini, al netto dei frangenti dedicati a temi più pragmatici quali gli aspetti tecnico-amministrativi di una società sportiva, è stato l'importanza di delineare con vigore e mettere sempre al centro le persone, le storie, i valori, le emozioni e su di essi sviluppare un metodo di lavoro per costruire un sistema vincente, laddove il concetto di vittoria sul campo, che in fin dei conti è fugace, lascia il dovuto spazio al ben più ampio discorso di avere un'identità ben definita e riconoscibile. Perché quello che conta è chi sei, chi vuoi essere e come lo racconti. Trovare la tua voce, di nuovo.
Grazie a Simone Campanati, responsabile marketing di RBR, che ha coordinato Sporteam Academy e all’intero team di Rinascita Basket Rimini per questa esperienza davvero significativa, in una città molto bella.
Roma c’è
Mi è capitato più volte, qui su Galis, di parlare della situazione del basket a Roma e anche oggi ti "becchi" un piccolo punto della situazione su cosa succede nella capitale in fatto di palla a spicchi. Non tanto per questioni di mia vicinanza - vivo nel Lazio - ma perché credo che quanto è accaduto negli ultimi anni, e sta tuttora accadendo, in una delle più grandi capitali europee nonché piazza di pallacanestro con un importante passato, sia meritevole di analisi e interesse.
Roma, nel bene e nel male (parlando in questo caso di sport), resta una città assolutamente particolare e non facile da interpretare. E comunque di un bacino d'utenza del genere non si può non tenere conto. Berlino, Parigi, Londra: d'accordo, metropoli di estremo interesse su cui è giusto che l'Eurolega butti un occhio, ma non si può paragonare la tradizione cestistica di Germania o Gran Bretagna (forse, al massimo, un pochino la Francia) a quella romana e italiana in generale.
Intanto, nell'ultima primavera Roma ci ha regalato una delle immagini più belle di tutto il nostro basket, a sua volta inserita nel quadro di enorme passione che accomuna una serie di città purtroppo costrette a giocare nelle categorie inferiori dai disastri societari del passato. Per i playoff di serie B interregionale, i tifosi della Virtus Roma 1960 - la società che dal 2021 ha raccolto l'eredità morale della Virtus Roma, pur trattandosi di un club completamente nuovo - hanno riempito il Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano, impianto tra l’altro riaperto da pochi mesi e che ha già ospitato le finali di Coppa Italia LNP. 3500 spettatori: un palcoscenico da massima serie, sicuramente “sprecato” per festeggiare solo una promozione in serie B nazionale, cioè dal quarto al terzo livello dell'attuale piramide dei campionati. Rivista Contrasti ha realizzato questo emozionante video che riassume bene l’idea.
Dopo tutto ciò, il commento più breve che si possa fare sullo stato del basket a Roma è il seguente: la gente ha scelto. La Virtus Roma 1960 è "la" squadra della città. Anche il sindaco Gualtieri era presente alle partite. Gli altri club della capitale non hanno i numeri per competere con un seguito del genere. Non la LUISS, appena retrocessa in B dopo una pur storica stagione in A2, gran bella struttura ma assolutamente sui generis e un ambiente universitario d’élite, un po' a sé stante, non certo qualificabile come pura e popolare espressione “de Roma”. Non le altre società capitoline attive tra B e C, che restano realtà rionali o poco più. Tranne una, o almeno così sembra.
Quelle che sono state le maggiori controparti della Virtus in tempi recenti, vale a dire Eurobasket e Stella Azzurra, entrambe travolte da tsunami amministrativi oppure da scandali che le hanno portate entrambe per diversi motivi fuori dalla A2 (torno a ricordarti che Roma tra 2020 e 2022 ha perso tre squadre di alto livello in tre anni), stanno unendo le forze sotto una nuova veste, attraverso la Supernova Fiumicino che ha debuttato l’anno scorso in B interregionale e con la malcelata regia, tra gli altri, di Armando Buonamici, già proprietario di Eurobasket. È nato così il progetto Stella EBK, con tanto di nuovo impianto da 1000 posti a Tor di Quinto (bellino eh, ma possibile che a Roma non si riesca ad andare oltre i “palloni” di quartiere?), nomi importanti come Jacopo Giachetti in qualità di direttore generale e una parte dell’ex settore giovanile della Stella Azzurra. C’è curiosità su cosa ne verrà fuori, anche se ancora poca comunicazione: staremo a vedere. Ma è bello constatare che Roma nel basket è viva.
Shootaround – Consigli di lettura, ascolto, visione, condivisione
Giorgia Bernardini su L'Ultimo Uomo analizza l'effetto Caitlin Clark in WNBA, dentro e fuori dal campo.
Carmelo Anthony, Steve Nash, Koby Altman e Geno Auriemma sono tra gli investitori di Unrivaled, nuova lega femminile di basket 3x3 fondata da Breanna Stewart e Napheesa Collier: lo riferisce Eric Jackson su Sportico. (in inglese)
Qui invece sono io che ti illustro le nuove divise della Nazionale italiana realizzate da Macron.
E qui recensisco il libro Ho (quasi) giocato contro Kobe Bryant di Marco Giacomini.
Già che ci siamo, ecco un libro da non perdere: Argento vivo di Marco Gaetani, sull'indimenticabile Italbasket da Euro 2023 ai Giochi 2004 (66thand2nd).
Un altro è L'età di Michael Jordan di Roberto Gotta, ex direttore di American Superbasket, edito da Indiscreto. Il volume racconta Air tra luci e ombre attraverso i tanti viaggi del giornalista negli Stati Uniti. Qui puoi leggere l'introduzione.
Ancora azzurri: con l'attività estiva della Nazionale è ripartito Afternoon, il podcast di Nicolò Melli e Gigi Datome. Ecco il primo episodio della seconda stagione: ospite il presidente FIP Gianni Petrucci.
Questo è il video omaggio dei Portland Trail Blazers a Bill Walton.
Nelle nuove divise degli Utah Jazz la montagna torna dominante, ma la nota musicale non scompare: guardale sul sito NBA. (in inglese)
Il 26 giugno ha compiuto dieci anni "The Shot" di Curtis Jerrells. Il canestro con cui l'Olimpia Milano di fatto mise fine alla dinastia di Siena. Riguardalo.
A Milano si è svolto anche quest'anno One Court, il programma di apprendimento attivo promosso dalla NBPA (l’associazione giocatori NBA) con SDA Bocconi-School of Management che mette in contatto gli atleti interessati a una carriera nel business con i leader globali dei brand luxury e fashion. Ecco chi c'era.
E queste sono le impressioni di Jaime Jaquez dei Miami Heat, raccolte da Mauro Bevacqua per Sky Sport. Le foto dei due articoli sono di Francesca Di Fazio.
Nasce a Parigi District 23, un centro sportivo e culturale realizzato da Jordan Brand e dedicato alla creatività e alla comunità locale e internazionale: qui foto e comunicato stampa. (in inglese)
Il podcast 24Grind di Mirko Sirtori inaugura il canale YouTube con un’intervista a Giacomo Carrera, responsabile marketing del Derthona Basket, realizzata nella nuova Cittadella dello Sport di Tortona.
Ancora Derthona e sempre su 24Grind Podcast: ascolta l'intervista all'AD del club piemontese Ferencz Bartocci.
Ecco il playground rinnovato a Valmadrera (Lecco) e dedicato a Kobe, su progetto della designer Francesca Cassani.
Alice Sabatini, Miss Italia 2015, modella e giocatrice di basket, si è sposata con il collega cestista Gabriele Benetti: così Laura Scafati su Vanity Fair.
Te lo ricordi Grayson Boucher aka The Professor del circuito streetball And1 Mixtape? È passato dal BSMT di Gianluca Gazzoli, in trasferta a L.A. Ti lascio con il video.
Un attimo, prima di andare
Hai appena letto il numero 42 di Galis, la newsletter in cui racconto il basket come cultura e stile di vita.
Se ti è piaciuta, puoi sostenerla in ogni momento offrendomi un “caffè virtuale” qui. Ma se vuoi limitarti a spargere la voce, va bene lo stesso!
Mi trovi anche sul web con il blog Never Ending Season e sui social: ti invito a seguirmi su Instagram, Threads e Facebook.
In questa estate sto programmando la crescita dell’intero progetto. Alcune cose saranno mantenute, altre cambiate, altre tutte nuove: sarà un cantiere.
Nel frattempo, Galis uscirà regolarmente. Blog e social rimarranno attivi, ma potrei non seguire un ritmo preciso. Lavorerò molto dietro le quinte, analizzerò e sperimenterò. E sarò aperto a nuove idee, anche da parte tua!
Trovi Galis anche su MINDIT, piattaforma che mette insieme tante newsletter di qualità: l'app è disponibile per Android e iOS.
Se non sei ancora iscritto a Galis e stai leggendo queste righe perché qualcuno te l'ha inoltrata, fallo qui: la riceverai comodamente nella tua mail, ogni ultimo giorno del mese e sempre gratis. Oppure iscriviti direttamente su MINDIT.
È tutto, ci vediamo il 31 luglio e buoni Giochi Olimpici!