Cittadella
#46 – Basket, cultura, lifestyle: qui trovi il grande risultato del Derthona, il futuro dei palasport italiani e lo Shootaround
Ciao, padre e figlio nella stessa squadra è bellissimo. Ma la storia di LeBron & Bronny James l'hanno forzata troppo. Tutto molto costruito.
Io sono Francesco Mecucci e questo è il numero 46 di Galis, la newsletter di Never Ending Season, il mio progetto editoriale con cui ti racconto il basket come cultura e stile di vita.
Nella scorsa uscita – se l'hai saltata, leggila qui – ho scritto delle novità in cantiere per potenziarlo, della scomparsa di James Earl Jones che recitò anche in un film di pallacanestro e di Genova.
Ringrazio la redazione di The Sport Light per la gentile citazione nella sua newsletter e saluto tutti i nuovi iscritti e follower: siete davvero tanti, grazie di cuore!
Oggi torno su un tema che affrontai nell'ormai lontano numero 5 di Galis: il rinnovamento dei palasport in Italia. Un percorso addirittura più lento di quello degli stadi calcistici.
I dati diffusi da LBA indicano una media, nella scorsa stagione, di 4109 spettatori (la più alta dal 1991-92), 2,1 milioni di appassionati che seguono regolarmente la Serie A e una crescita del +54% rispetto al 2019 delle persone interessate al massimo campionato (16,7 milioni), che a sua volta negli ultimi quattro anni ha raddoppiato i ricavi collettivi (da 6,2 a 12 milioni di euro) e negli ultimi tre accresciuto il fatturato complessivo dei club del +20% (130 milioni in 3 anni).
Numeri che potrebbero aumentare ancora, se i palazzetti italiani non presentassero certi limiti strutturali: la necessità di nuovi impianti polifunzionali per sport ed eventi è costantemente sostenuta dal presidente di LBA Umberto Gandini, anche per il loro potenziale di attrazione di investimenti.
Qualcosa, in alcune piazze, sembra muoversi: bicchiere mezzo pieno (accontentiamoci, che è già tanto) o mezzo vuoto (Italia sempre indietro anni luce)? Entrambi.
I Los Angeles Clippers si sono costruiti in tre anni un'arena stratosferica, l'Intuit Dome (a proposito, ne parlo qui). A noi basterebbe molto, molto, molto meno. Ma spesso e volentieri non si riesce neanche a fare il minimo in tempi ragionevoli.
Tranquillo, non ti annoierò con le solite chiacchiere su quanto è difficile realizzare nuove strutture sportive in Italia. Tuttavia è un problema che esiste e, proprio per questo motivo, trovo giusto dare risalto a chi sta provando a cambiare la situazione e magari ci sta pure riuscendo, come nel primo caso che sottopongo alla tua attenzione.
Entriamo!
Derthona, l’impresa
Un tempo lo chiamavano triangolo industriale. Ai vertici, le tre grandi città del nord-ovest d'Italia che nel Novecento trainarono l'economia e la modernizzazione del paese: Milano, Torino, Genova. Se cerchi sulla mappa, al centro di questo ideale triangolo ci trovi Tortona, nemmeno trentamila abitanti in provincia di Alessandria, tra l’altro terra di colline, vini pregiati e buona cucina. Questa laboriosa cittadina piemontese ha anche lunghe tradizioni sportive, rappresentate dai club locali di calcio e basket accomunati dal nome Derthona (Tortona in latino).
Negli ultimi anni, il Derthona Basket ha trovato il modo – leggi: investimenti della famiglia Gavio, originaria del posto e gruppo imprenditoriale di primo piano nei settori di infrastrutture, trasporti, nautica e altri - di porsi come uno dei progetti di sviluppo più interessanti dello scenario cestistico italiano. E di bruciare sul tempo gli altri club: nel 2025, nella città più piccola della Serie A, aprirà la nuova arena di proprietà, inclusa nella Cittadella dello Sport già entrata in funzione. Un risultato enorme. In fondo i soldi, se non li sai usare con intelligenza, non portano a nulla di duraturo.
Tortona, al di là delle sue dimensioni, è collegata alle principali città da due autostrade, oltre a ospitare il grande interporto logistico di Rivalta Scrivia. Lì vicino, lungo l'A7, è sorto questo complesso sportivo in “stile NBA” (forse è un’iperbole, ma rende l’idea), in località San Guglielmo, dove ha sede pure il Gruppo Gavio (a cui fa capo il marchio Bertram Yachts, main sponsor della squadra bianconera) e ai cui fondatori, Marcellino e Pietro, è stata intitolata la nuova struttura del Derthona Basket, operata dalla società Gestione Cittadella srl.
Questo polo nuovo di zecca vuole essere un punto di riferimento e di aggregazione per la comunità locale, aperto tutto l'anno, andando oltre lo sport e prestandosi per l'organizzazione di eventi sociali, congressuali, culturali, musicali, con particolare attenzione ad aspetti quali la sostenibilità ambientale e l'inclusione. Già sentite queste parole, vero? Ecco, senza indugiare troppo in toni da presentazione aziendale, è quasi superfluo sottolineare l'importanza che una struttura del genere possa significare per Tortona e il suo territorio. Oltre che costituire, ovviamente, un patrimonio di altissimo valore per il club di pallacanestro.
Passiamo alla descrizione: la Cittadella dello Sport di Tortona si estende su una superficie di 70.000 metri quadrati e il progetto è dello studio Barreca & La Varra di Milano. È composta da un'arena da 5000 spettatori e da un complesso di strutture indoor e outdoor in grado di assicurare, con servizi all'avanguardia e avanzate soluzioni logistiche, la possibilità di avere qui il basket di alto livello, accogliere altre discipline e organizzare iniziative e attività di vario genere.
Il palazzo aprirà nel 2025, consentendo il ritorno della prima squadra a Tortona (oggi gioca a Casale Monferrato). I lavori sono in dirittura d'arrivo, ma in società non si sbilanciano, tenendo conto del tempo che ci vorrà per allestimenti, certificazioni e collaudi vari. Il centro di allenamento, con palestra, uffici, sala hospitality, sala stampa, è invece già operativo e la mini-arena da 400 posti, dotata di un avanzato media center, a settembre è stata teatro di un'amichevole con l’Olimpia Milano e vi disputa alcune partite il Derthona femminile in Serie A1.
Queste le parole del CEO Ferencz Bartocci:
«C'è una curiosità incredibile per l'apertura del nuovo impianto sportivo, che ci sta offrendo una visibilità inaspettata grazie anche a iniziative parallele alla Cittadella dello Sport. Dobbiamo essere bravi a coglierne i frutti e sopportare le pressioni che arrivano quando si alza un po' l'asticella, dai punti di vista sportivo e organizzativo. Al quarto anno di professionismo, ci stiamo riassettando sempre più in maniera manageriale, in modo che il club diventi un'azienda sportiva in cui si crea un prodotto che aggreghi le persone e diverta, con la Cittadella punto di riferimento dell'intero territorio».
Completano il quadro il Centro di Alta Valutazione Sportiva (CVAS), due playground all'aperto, due campi da padel, ristorante, bar, aree giochi per bambini, parcheggi per il pubblico e per le squadre, spazi verdi con 1200 nuovi alberi scelti nel rispetto delle specie locali, a sottolineare anche l'impegno green del Derthona, che si esplica inoltre nell'implementazione di energie rinnovabili e di pratiche eco-sostenibili.
In definitiva, a Tortona si è passati dai rendering alla realtà. E nel panorama italiano questo è un traguardo mai scontato e di gran pregio, oltretutto per un club che, nato negli anni Cinquanta, ha viaggiato per decenni nelle nebbie del dilettantismo, senza mai però far spegnere il fuoco della passione. E che dal 2009, anno della promozione in C1 con in campo il glorioso Petar Naumoski, non ha più smesso di crescere, affacciandosi all'élite del basket nazionale e ora anche internazionale grazie alla partecipazione alle coppe europee. In bocca al lupo, Derthona!
Grazie a Chiara Daffonchio per la gentile collaborazione.
Chi è il prossimo?
Delle altre 15 piazze della Serie A 2024-25, quali stanno seguendo le orme del Derthona per dotarsi di un impianto al passo con i tempi?
A Milano c'è una situazione particolare di cui parlo nel capitolo successivo, mentre a Trapani è ancora da capire quanto l'esuberanza del presidente Valerio Antonini, che giusto due giorni fa ha annunciato una mega-cittadella con stadio, palasport e mille altre cose, possa trasformarsi in realtà (non ho proprio avuto tempo di approfondire, intanto puoi leggere qualcosa qui). Quindi, considerando che allo stato attuale a Brescia, Cremona, Scafati, Treviso e Trieste non ci sono movimenti per nuovi palazzetti (in alcuni casi non serve) e che a Pistoia, Reggio Emilia, Trento e Varese si è optato per un semplice adeguamento degli impianti già esistenti, le novità più significative sono a Bologna (Virtus), Venezia, Napoli e Sassari.
Per quanto riguarda Sassari, è presto detto: al PalaSerradimigni sono in corso lavori ampliamento che lo porteranno a una capienza di 6000 posti, dagli odierni 4500. In cantiere una nuova copertura strutturalmente autonoma dal resto dell'edificio per consentire l'innalzamento delle tribune. La conclusione è prevista per l'autunno 2025. Ma a noi ora interessano i progetti ex novo.
Partiamo dalla Virtus Bologna. Puntando a una licenza pluriennale di EuroLeague, il progetto del club bianconero è quello che da più tempo fa parlare di sé. La nuova arena in Fiera consentirebbe di mandare in pensione la Segafredo Arena nel padiglione 37, pensata come temporanea, e di lasciar perdere il mai agevole ricorso alla Unipol Arena di Casalecchio di Reno, il grande impianto indoor affollato tutto l'anno da concerti e spettacoli.
Le ultime notizie risalgono a marzo 2024 e riguardano il progetto definitivo, firmato dallo studio di Mario Cucinella e cambiato rispetto al precedente: non più la "lanterna sospesa" in luogo del padiglione 35, ma un'arena avvolta da una grande pensilina fotovoltaica e multimediale, che sorgerà al posto del dismesso Palazzo degli Affari, destinato alla demolizione. 12.000 posti la capienza, dicembre 2026 la fine prevista dei lavori. L'arena, che farà parte del quartiere dell'innovazione Tek District, sarà a tutti gli effetti un padiglione modulabile in base al tipo di evento da ospitare. Da mesi, però, non si hanno aggiornamenti, anche se il presidente virtussino Zanetti ha recentemente dichiarato di voler rimanere alla guida della società almeno fino all'inaugurazione del nuovo impianto.
Ruspe già in azione invece a Venezia per il Bosco dello Sport, che comprende la nuova arena destinata alla Reyer. Il progetto pubblico, redatto dallo studio Marazzi Architetti, vuole coniugare sport e sostenibilità, offrendo alla città impianti adeguati. L'area si trova in località Tessera, vicino all'aeroporto e all'A57 (la tangenziale di Mestre). In breve: stadio calcistico da 16.000 posti e palasport da 10.000, immersi in un parco creato piantando 60.000 alberi. L'arena indoor dovrebbe essere pronta nel 2026, lo stadio forse richiederà più tempo.
In totale, su 115 ettari, 62,5 saranno boschivi, 16,5 di verde attrezzato e nel resto solo strutture sportive e ricreative, tutte con caratteristiche NZEB (Nearly Zero Energy Building), cioè realizzate con impiego di materiali, tecniche edilizie e fonti energetiche a basso impatto ambientale. Chi mette gli oltre 300 milioni di euro necessari? Per due terzi il Comune e per un terzo lo Stato con apposito finanziamento (ci avevano provato, invano, con il PNRR).
Trapani a parte, l'ultimo progetto di nuova arena a tenere banco è quello di Napoli, dove il Napoli Basket e la società Italstage sono promotori di una rigenerazione urbana dell'ex mercato ortofrutticolo, per realizzare un impianto da 10.000 posti per gli eventi sportivi (per musica e show sono 14.000), circondato da un parco urbano di 40.000 metri quadrati (sui 106.000 complessivi), un centro sportivo all'aperto e aree commerciali.
Ci troviamo ai piedi dei grattacieli del Centro Direzionale, non lontano dalla stazione centrale. L'area, tuttavia, presenta i tipici problemi della metropoli partenopea, tra difficoltà di allacciamento alla rete dei trasporti pubblici, necessità di bonifica di siti inquinati e presenza di una falda acquifera. L'investimento è di 54 milioni di euro, c'è già l'ok del Comune. Anche qui il termine stimato è il 2026, ma presumo che non sarà per niente facile.
Chiudo con una veloce panoramica sui team oggi in A2. Cantù sembra quella messa meglio, con i lavori per il nuovo palazzo da 5100 posti iniziati in primavera (sicuramente ne parlerò in futuro). A Brindisi si va ancora a rilento per concretizzare il progetto della nuova arena da 7000 spettatori, nonostante i Giochi del Mediterraneo in programma nel 2026. A Cividale del Friuli è stato ristrutturato il PalaGesteco, sull'onda dell'entusiasmo per la squadra friulana. A Torino, dove non servono nuovi palasport, si punta sulle strutture per l'allenamento come la palestra RIV in Viale Dogali (rinnovata con il nome Home of Grantorino) e il PalaBurgo di San Mauro Torinese. In rampa di lancio a Udine l’ampliamento del PalaCarnera, che sarà portato a 8000 posti e corredato da un secondo impianto da 1000 per femminile e giovanili: 51 i milioni in ballo tra Regione e privati. Ci sono infine i nuovi o ristrutturati palazzetti in piazze lontane del grande basket, sia ancora da realizzare come a Bergamo e Salerno, sia completati come a Genova e Terni.
Milano: futuro e passato
Ho lasciato per ultima Milano, in quanto merita un discorso a parte. Perché nel capoluogo lombardo si muovono un po' di cose.
La prima – tieniti forte – è che stanno costruendo un nuovo palasport. E che palasport: sarà il più grande d'Italia, 16.000 posti. Nome provvisorio: PalaItalia, grande fantasia, in attesa di uno sponsor. Dove? In zona Santa Giulia, a sud-est della città, vicino la stazione di Rogoredo.
Ma allora, tutto quel discorso che in Italia non si costruiscono nuovi impianti, eccetera? Qui è diverso, ci sono i Giochi Olimpici, quelli del 2026 a Milano e Cortina, e serve un palazzo per la cerimonia d'apertura e il torneo di hockey su ghiaccio. C'è qualche problemino qua e là, come riporta questo dettagliato articolo di Altreconomia, tra cui un parere negativo del CONI sul fatto che possa ospitare eventi sportivi (!), ma a mio avviso se la dovrebbero cavare.
Veniamo al basket: Milano ad oggi dispone dell'Unipol Forum, sede delle gare interne dell'Olimpia e con capienza di 12.500 posti, e dell'Allianz Cloud (ex PalaLido), 5300, dove gioca l'Urania in A2. Quindi, in teoria, la pallacanestro meneghina non avrebbe urgente bisogno di nuovi palazzetti. Il Forum, però, ha i suoi anni (è del 1990) e semmai l'Olimpia volesse diventare a tutti gli effetti un club europeo “come quelli grossi”, tra l'altro in linea con le ambizioni internazionali che animano l’intera città da almeno una ventina d'anni, potrebbe cominciare a starle stretto.
La destinazione naturale dell'arena di Santa Giulia – perché, una volta spento il braciere olimpico, una destinazione andrà trovata – includerebbe magari, oltre ai soliti concerti e spettacoli, anche l'Olimpia. È da capire, però, se sarà davvero la soluzione ideale, perché sembra che per il basket il nascituro palasport sarebbe già stato declassato a categoria Silver. Si vedrà.
Per un impianto che nasce, sempre a Milano ce n'è un altro che definitivamente muore. È l'ex PalaTrussardi, nel quartiere di Lampugnano, che va incontro alla demolizione, con l'area destinata dal Comune a un piano di edilizia popolare. La tensostruttura, costruita in fretta e furia tra 1985 e 1986 dopo il collasso del tetto del gigantesco palasport di San Siro (abbattuto qualche anno più tardi) e inaugurata con un concerto di Frank Sinatra, poteva contenere circa 8500 spettatori. Nel corso degli anni, ha avuto varie denominazioni commerciali: PalaVobis, PalaTucker, Mazda Palace e l’ultima PalaSharp.
Il “tendone” di Milano ovest è in abbandono dal 2011. In seguito a un'infinita serie di vicissitudini, la parola fine sulle speranze di riportarlo in vita – salvo ulteriori eventuali ribaltoni – è arrivata con l'esclusione dal piano impianti per Milano-Cortina 2026.
Se hai qualche annetto – persino io ero troppo piccolo per ricordarlo – forse sai che la partita più memorabile mai giocata nell'ex PalaTrussardi è stata quella di Coppa dei Campioni tra Olimpia e Aris Salonicco il 6 novembre 1986. Allora c'erano le gare di eliminazione diretta con andata e ritorno e la squadra milanese era chiamata a una rimonta di 31 punti, dopo la disfatta in terra greca: l'incredibile impresa riuscì e più avanti, in quella stagione, l'Olimpia vinse tutto. Mentre alla stella dell’Aris, un certo Nikos Galis a cui oggi un tizio ha intitolato una newsletter, andò decisamente male.
Shootaround – Consigli di lettura, ascolto, visione, condivisione
Aldo Giordani è stato il capostipite dei giornalisti italiani di basket. Come farlo conoscere a chi non lo ha vissuto? Ci prova, anche con se stesso, Ennio Terrasi Borghesan sul sito FIP.
Qui invece scopriamo la storia di Francesco Tabellini, coach italiano del Nymburk in Repubblica Ceca, con Cesare Milanti su Eurohoops. (in inglese)
Per NBA Passion, Carmen Apadula ed Elio Granito hanno intervistato Ralph Marchetta, per oltre 30 anni responsabile dell'entertainment dei Phoenix Suns: l'articolo qui e il video qua.
LeBron James, il Re Sole dei Lakers: Riccardo Pratesi racconta su La Gazzetta dello Sport il potere assoluto del 23.
Sempre sulla Gazzetta un estratto di Shooting Stars, autobiografia del LeBron liceale scritta con H.G. "Buzz" Bissinger e pubblicata in italiano da Libreria Pienogiorno.
LeBron è pure tra i cinque protagonisti della docuserie Netflix Starting 5. Michele Pettene la recensisce su Esquire: troppo "à la Ferragnez"?
Jack Nicholson e il basket nell'articolo di Doug Haller sul New York Times. (in inglese, solo abbonati). L’attore è stato introdotto nella Hall of Fame di Springfield come “super fan”.
Stesso discorso per Spike Lee: così un superbo Marc J. Spears su Andscape. (in inglese)
La statua di Dwyane Wade a Miami non gli somiglia per niente: ne disquisisce Marco D'Ottavi su L'Ultimo Uomo.
Simone Sandri, corrispondente USA per La Gazzetta dello Sport, ospite di A Cresta Alta, il podcast di Danilo e Federico Gallinari: ecco il video.
L'Olimpia Milano sta pubblicando sul suo sito ufficiale una serie di interessanti approfondimenti extra-campo, legati alle partite di EuroLeague, a cura di Claudio Limardi: qui sul palasport del Pireo e qui sul basket nel Principato di Monaco.
Il video celebrativo in stile... NBA per i 25 anni di EuroLeague.
Prima della partita di Massimiliano Finazzer Flory, il documentario sui 50 anni della Pallacanestro Reggiana, disponibile gratis agli utenti registrati di DAZN: questo il link.
Conosciamo meglio Edoardo Casalone, assistant coach della Nazionale italiana e dell'ASVEL, nel 24Grind Podcast di Mirko Sirtori: ascolta l'episodio qui.
Come LBA ha microfonato giocatori e arbitri: ne parla iSportConnect. (in inglese)
La guida completa agli italiani nei college 2024-2025: dirige Basketball NCAA, scrive Riccardo De Angelis.
Ancora l’estratto di un libro: Dream: The Life and Legacy of Hakeem Olajuwon di Mirin Fader. Lo ha pubblicato The Ringer. (in inglese).
Viaggio nell'interesse reciproco tra Abu Dhabi, sede di due gare di preseason, e la NBA: leggi l'articolo di Brian Windhorst su ESPN. (in inglese)
E perché non un Airbus A380 Emirates brandizzato NBA?
Tutti gli anelli dei campioni NBA dal 1947 a oggi: qui la galleria di Sky Sport.
Altra galleria, ma su NBA.com: tutti i parquet speciali per la NBA Cup 2024.
Le Air Jordan sono arrivate al modello numero 39, uscito in estate: ne parlo qui.
Ricordi l'arresto di P Diddy? In questo reel @iosonolorenzo_ parla dei legami tra il rapper e la NBA. Ti consiglio, in ogni caso, di seguire il profilo, se vuoi essere informato al volo in modo smart e simpatico sulle notizie salienti dal basket d’oltreoceano.
Guarda qui i playground del Dixon Park di Toronto dedicati ai 30 anni dei Raptors.
La storia e il futuro della Earl Monroe New Renaissance Basketball School, la scuola di New York specializzata in pallacanestro fondata da Earl Monroe: così Sydney Cuillier su Andscape. (in inglese)
Chiara Scardaci racconta su Never Ending Season le emozioni del basket dal punto di vista di una neo-praticante: qui la terza puntata della rubrica.
Marco Scurati nella newsletter Sporterz argomenta sulla necessità di ripensare il tiro da tre punti.
L'8 novembre esce per 66thand2nd Magic Johnson, la vita di Roland Lazenby: preordinalo qui.
Intanto è uscito Anche quando nessuno ci crede. La rivincita degli Underdog di Gianluca Gazzoli. Il primo capitolo è su Giannis Antetokounmpo. Acquistalo qui.
Ti saluto con la locandina di Drazen, il film croato su Drazen Petrovic presentato in prima mondiale a Sebenico, la sua città natale, il 22 ottobre nel sessantesimo anniversario della nascita. Speriamo di vederlo presto, per lo meno in inglese.
Un attimo, prima di andare
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È tutto, ci vediamo il 30 novembre. Ciao!